Oggi vediamo un esempio pratico di analisi previdenziale indipendente.
L’analisi previdenziale è il punto di partenza di una buona pianificazione previdenziale.
Ho svolto di recente questo lavoro per un mio cliente, e ho ricevuto il suo ok per la pubblicazione in forma anonima.
Com’è ovvio, i suoi dati personali verranno modificati.
Prima di procedere con il caso pratico, cerchiamo di capire cos’è la pianificazione previdenziale.
Cos'è la pianificazione previdenziale?
Fare pianificazione previdenziale significa progettare e attuare una serie di scelte consapevoli in relazione al proprio trattamento pensionistico futuro, con lo scopo di ottimizzare la propria situazione economica in età post lavorativa.
Come tutti i piani ben fatti, anche quello previdenziale richiede un obiettivo, attorno al quale costruire un progetto per raggiungerlo.
Ogni progetto è fatto di fasi, e ogni fase prevede delle azioni.
Dunque, prima viene l’obiettivo, poi il progetto con le sue fasi, e solo alla fine le azioni.
Per esempio, un obiettivo potrebbe essere quello di conoscere la data e l’assegno di pensione al netto di tasse e inflazione, e fare in modo che la pensione sia sufficientemente elevata da garantire il tenore di vita desiderato.
Un’azione è invece versare 3.000 € all’anno nel fondo pensione xyz.
Molto spesso, l’attività della maggior parte dei consulenti che si occupano di previdenza è puramente commerciale, e punta alla sottoscrizione di un fondo pensione da parte del cliente.
La consulenza previdenziale classica, quindi, nasce e muore con le azioni, e quasi sempre sono azioni di vendita. Non esiste una progettualità.
Quasi nessuno infatti si prende la briga di analizzare a fondo gli obiettivi del cliente, passare del tempo con lui o lei, progettare degli scenari personalizzati, e infine produrre un piano su misura.
Il motivo è semplice: questa attività richiede tempo, una visione a 360°, e l’assenza di conflitti di interesse.
Solo un professionista indipendente può permettersi di eseguire analisi di questa profondità, perché viene pagato direttamente dal suo cliente per il tempo che gli dedica e per le soluzioni che sviluppa con lui, e non per i fondi che colloca.
Analisi previdenziale indipendente - esempio pratico
L’analisi previdenziale è quindi il primo e più importante gradino della pianificazione previdenziale.
Fatta tutta questa premessa, ecco i dati in ingresso dell’analisi che ho svolto:
Età cliente | 52 |
Sesso | M |
Estratto contributivo INPS | Fornito dal cliente |
Presenza più periodi assicurativi | Si |
Posizione lavorativa attuale | Lavoratore dipendente |
Posizione lavorativa precedente | Libero professionista |
Reddito lordo attuale | 56.570 € |
Inflazione attesa | 2% |
Stima aumento redditi oltre inflazione attesa | 1% |
Obiettivi espressi dal cliente:
Obiettivo 1 | Se continuo a lavorare come ora, quando andrò in pensione, e con che importo? |
Obiettivo 2 | Mi conviene versare soldi in un fondo pensione? E se si, quale fondo scegliere, e che importo dovrei versare? |
Obiettivo 3 | Se smettessi di lavorare alla fine del 2028 per dedicarmi ad un mio personale progetto di vita, cosa succederebbe alla mia pensione? |
Ciascuno di questi obiettivi è stato calato nel contesto personale del cliente.
Gli obiettivi 1 e 2 hanno lo scopo di valutare il gap tra tenore di vita desiderato dal cliente e l’importo della sua pensione.
L’obiettivo 3 vuole invece andare a individuare la data e l’assegno di pensione nel caso in cui il cliente dovesse smettere di lavorare alla fine del 2028.
Tutti i risultati che seguono sono dunque frutto della storia contributiva e personale del cliente, che è unica, e dei suoi progetti di vita.
Obiettivo 1: Quando andrò in pensione, e con che importo?
Si parla di pensione pubblica.
In questo caso, il cliente ha più periodi assicurativi da coordinare, dato che ha lavorato prima come Partita IVA e poi come dipendente.
Nel suo caso, l’Istituto più conveniente per questo coordinamento è la Riunione in Cumulo ai sensi della L228/12.
Sulla base dei dati forniti e delle stime iniziali, e supponendo che il cliente continui a lavorare senza interruzioni, andrà in pensione a 63 anni e 7 mesi, fatti salvi adeguamenti per la speranza di vita, e con un importo annuo di 32.878 € netti reali (circa 2.500 euro netti di oggi al mese, per 13 mesi).
Il tasso di sostituzione netto è dell’83,7%, ovvero la pensione netta che riceverà sarà l’83,7% dell’ultimo stipendio netto percepito in età lavorativa:
Pensione di invalidità e inabilità
In aggiunta, il cliente ha maturato ad oggi una pensione di invalidità pari a 19.284 euro lordi (poco meno di 1.300 euro netti/mese).
Questa scatterebbe in presenza di un’infermità fisica o mentale che determini una riduzione superiore ai due terzi (66,66%) della sua capacità lavorativa
La pensione di inabilità al lavoro maturata ad oggi è invece di circa 32.000 euro lordi, circa 1.700 euro netti/mese.
Questa si avrebbe per perdita assoluta e permanente (100%) della propria capacità di svolgere qualsiasi attività lavorativa.
Conoscere gli importi delle pensioni di invalidità e inabilità già maturati con l’INPS permetterà al cliente di procedere all’eventuale copertura assicurativa privata con molta consapevolezza.
Sintesi obiettivo 1:
Ecco cosa abbiamo concluso:
- Data pensionamento pubblico: Giugno 2036
- Età pensionamento: 63 anni e 7 mesi
- Requisiti: anzianità contributiva
- Pensione netta reale: circa 2.500 euro/mese, per 13 mesi
- Tasso sostituzione netto: 83,7%
Obiettivo 2: Mi conviene versare in un fondo pensione?
Uno dei metodi per aumentare il tasso di sostituzione, e nel contempo pagare meno tasse, è quello di versare soldi in un fondo pensione.
Ma quanti?
E di quanto cambia la sua pensione se versa 1.000 €/anno, oppure 2.000, o 5.000?
Ne vale la pena?
Anche in questo caso, abbiamo condotto delle simulazioni ipotizzando di versare in un fondo pensione:
- 3.000 €/anno
- 5.164,57 €/anno (max deducibile)
Al momento dell’analisi, non era nota la presenza di fondi negoziali, che in genere sono da preferire.
L’analisi è stata quindi condotta per un generico fondo pensione aperto, con costi tra i più bassi della categoria.
Si è ipotizzato di versare i contributi tutti gli anni, a partire dal 2024, fino all’età della pensione pubblica stimata (13 anni).
Versamento da 3.000 €/anno
Il versamento da 3.000 €/anno permette al cliente di raggiungere il tasso di sostituzione netto dell’87,1% (prima era 83,7%).
In altre parole, il cliente riceverebbe una ulteriore rendita vitalizia di 1.346 euro/anno. La sua pensione totale sarebbe di oltre 2.600 euro netti di oggi al mese.
Il risparmio fiscale conseguibile per lui, tenendo conto della sua personale situazione, sarebbe pari 13.100,00 euro:
Versamento da 5.164 €/anno
Supponendo invece di versare 5.164,57 €/anno, il tasso di sostituzione netto raggiunge il 89,5%:
Il cliente riceverebbe dal fondo pensione altri 2.277 euro/anno.
La sua pensione totale sarebbe quindi di 2.700 euro netti di oggi al mese.
Il risparmio fiscale per il cliente sarebbe in questo caso di quasi 20.000 €:
Sintesi obiettivo 2:
Il versamento in un fondo pensione a basso costo aumenta il tenore di vita in pensione.
Dal momento che la pensione pubblica è già buona, il cliente deve decidere se vale la pena privarsi di una parte di reddito attuale per ritrovarsela sotto forma di rendita o capitale al momento del pensionamento.
Il fondo pensione presenta vantaggi fiscali non indifferenti.
Sia il versamento da 3.000 euro/anno che quello da 5.164 euro/anno permettono, al raggiungimento della pensione, di poter convertire tutto il montante maturato in capitale immediatamente usufruibile.
Obiettivo 3: Che succede se smetto di lavorare il 31.12.2028?
Uno dei punti più forti dell’analisi previdenziale indipendente è la possibilità di simulare degli scenari personalizzati.
Nel caso specifico, il cliente voleva capire cosa succederebbe se smettesse di lavorare alla fine del 2028.
Siccome nel 2028 il cliente avrà maturato solo 36 anni di contributi, non dispone dei requisiti sufficienti per la pensione di anzianità (42 anni e 10 mesi nel caso degli uomini).
Dunque, non potrà più accedere alla pensione nel 2036, all’età di 63 anni e 7 mesi.
Il nuovo requisito sarebbe infatti quello degli attuali 20 anni di contributi e congiuntamente un’età minima di 67 anni (pensione di vecchiaia), da adeguarsi alla speranza di vita, pertanto il cliente accederebbe alla pensione all’età di 68 anni e 2 mesi.
Il nuovo reddito reale netto sarebbe di 33.045 €:
L’interruzione dell’attività lavorativa al 31/12/2028 comporta dunque una posticipazione della data di pensionamento di 4 anni e 6 mesi rispetto al caso iniziale.
Il reddito reale che verrà percepito in questo caso sarà simile a quanto già previsto nell’ipotesi di continuare l’attività lavorativa fino a giugno 2036, ma posticipato di 4 anni e 6 mesi.
Sorge dunque una domanda cruciale: come affronterà il cliente tutto il periodo tra il 2028 e il 2041 in mancanza di redditi da lavoro?
Qualche considerazione in più
Questa domanda spinosa troverà risposta nella sfera più ampia della pianificazione finanziaria.
Dovremo quindi prendere una serie di decisioni relative a come allocare le sue risorse economiche attuali per poter raggiungere questo obiettivo di vita.
In altre parole, si dovrà costruire un portafoglio composto da strumenti efficienti tale da aiutare il cliente a sostenere il suo tenore di vita negli anni in cui non avrà reddito, cioè tra il 2028 e il 2041, quando finalmente riceverà la pensione di vecchiaia.
Per fare questo, sarà necessario includere nelle valutazioni tutta una serie di dati aggiuntivi:
- Risparmio annuo attuale
- Presenza di spese programmate
- Possibile presenza di situazioni di eredità
- Eccetera
In questa valutazione, insieme al cliente capiremo in che misura il portafoglio potrà sostenerlo.
In sostanza, il portafoglio sarà abbastanza grosso per coprire un periodo così lungo?
Data l’elevata incertezza del contesto, è chiaro che il piano che verrà a formarsi sarà un piano adattativo su ciò che succederà e sulle decisioni che il cliente prenderà strada facendo.
Conclusioni
Con questa analisi previdenziale, il cliente ha avuto la possibilità di esplorare degli scenari sul suo futuro pensionistico e intrecciarli con i progetti della sua vita.
Si sono delineate due situazioni.
Nel primo caso, il proseguimento dell’attività lavorativa attuale gli permetterà di accedere alla pensione all’età di 63 anni e 7 mesi, con un buon tasso di sostituzione dato dalla pensione pubblica.
La sua situazione migliora con il versamento di alcuni risparmi in un fondo pensione efficiente, che è stato valutato a parte.
La scelta relativa a se e quanto versare nel fondo pensione ha anche una connotazione fiscale.
Nel caso di un versamento, il cliente è disposto a rinunciare a una parte di reddito attuale e futuro per alimentare il suo fondo pensione e aumentare il suo reddito in pensione?
Invece, nell’ipotesi di sospendere l’attività lavorativa attuale al 31/12/2028 e di non versare più contributi, la data del pensionamento è ritardata di 4 anni e 6 mesi, e cadrà nel 2041.
In questo caso, si prevede un periodo di 13 anni senza reddito da lavoro.
È quindi necessario valutare fin da ora che tipo di portafoglio costruire per sostenere il tenore di vita del cliente durante questo periodo, inglobando gli altri dati (capacità di risparmio, spese programmate, eventuali eredità, eccetera).
Costruire portafogli per obiettivi di vita significa proprio questo.
Interessante, vero?
Se intendi procedere a una valutazione simile anche per la tua situazione previdenziale, scrivimi una mail a info@ilredidenari.it.
A presto,
Francesco