10 segnali che il tuo patrimonio non ha una regia—e come rimetterlo in asse con una consulenza fee-only indipendente
Una delle preoccupazioni più citate dagli investitori che arrivano per la prima volta in consulenza riguarda il timore che il proprio patrimonio sia gestito male.
In genere si tratta di un sospetto che nasce dal mescolamento di più fattori. Ci sono sensazioni “a pelle”, ad esempio, i risparmiatori intuiscono che i consigli ricevuti dalla banca non sono davvero orientati verso i loro interessi, ma più verso quelli della banca stessa.
Esistono osservazioni e perplessità legate ai rendimenti: gli investimenti faticano a crescere, anche nei momenti di espansione dei mercati finanziari, oppure “ristagnano” dopo uno o due anni negativi, senza mai riuscire a recuperare i valori iniziali.
Ci sono infine dubbi sulle motivazioni e sulla gestione complessiva: i veri obiettivi degli investimenti non sono stati realmente messi a fuoco, non c’è una regia cross-banca, la reportistica è troppo frammentata.
L’esigenza di vederci chiaro e avere un coordinamento d’insieme spinge i risparmiatori a cercare consulenza finanziaria indipendente fee-only, calibrata sulla gestione dell’intero patrimonio, e libera da ogni logica commerciale legata alla vendita di prodotti.
Oggi mostrerò quindi 10 segnali che indicano l’assenza di regia nella gestione del tuo patrimonio, e come puoi porvi rimedio con una consulenza indipendente fee-only a parcella.
Ma, prima di partire, ricordo: tutto ciò che leggerai è di carattere informativo ed educativo, e non rappresenta in alcun modo un consiglio di investimento.
Per chi è questo articolo?
Questo articolo è scritto per tutti coloro che intendono far luce su come viene gestito attualmente il proprio patrimonio finanziario presso i loro intermediari di fiducia e, in generale, per tutti quegli individui che intendono migliorare la conduzione delle proprie risorse finanziarie.
Presenteremo una serie di casi-studio reali su patrimoni di diverse dimensioni, così da avere un quadro chiaro dei risultati.
Tutti gli investitori avranno beneficio da questi casi-studio. Nello specifico, i maggiori vantaggi saranno tratti da coloro che ricadono in quattro distinte fasce patrimoniali, con relativi esiti attesi. Gli intervalli sotto sono indicativi, basati su casi reali; non sono promesse di risultato.
Fascia 0–200k €
Obiettivo chiave: concentrarsi su reddito, capacità di risparmio, e costruzione del patrimonio nel tempo. Evitare scommesse troppo azzardate per cercare di arricchirsi in fretta, evitare truffe come schemi ponzi e piramidali. Impostare una regia semplice con 1 intermediario a basso costo e piani di accumulo su strumenti efficienti (ETF).
Esito atteso (indicativo):
- Costruzione graduale del patrimonio, impostazione piano di risparmio familiare e di piani di accumulo automatizzati.
- Riduzione dei costi totali: tipicamente -1/-2 punti percentuali/anno, fino a -2,8% in caso di forte inefficienza
- Semplificazione: -40% / -80% linee di investimento, focus su strumenti efficienti e a basso costo
- Regia: Consolidamento di un solo intermediario in regime amministrato che offra funzioni di banking e investing a condizioni competitive.
Fascia 200–500k €
Obiettivo chiave: fare pulizia, tagliare i costi ricorrenti, uscire da prodotti inefficienti/illiquidi, impostare una regia semplice con 1–2 intermediari e regole chiare (redazione di una Politica di Investimento)
Esito atteso (indicativo):
- Riduzione costi totali: tipicamente -0,6 / -1,5 punti percentuali/anno, fino a -2,5% in casi di forte inefficienza
- Semplificazione: -30% / -70% linee a portafoglio
- Regia: consolidamento su 1–2 intermediari, reporting unificato
Micro-caso: 284k€ concentrati in Unit Linked → costi stimati da ~3,5% a ~0,8% all-in; -20 linee; introduzione Politica di Investimento e governance fiscale più lineare.
Fascia 500k–1M €
Obiettivo chiave: consolidare la gestione multi-banca, eliminare sovrapposizioni, mappare retrocessioni e fiscalità, ottenere una diversificazione vera con flussi pianificati (es. per vivere di rendita del capitale)
Esito atteso (indicativo):
- Riduzione costi totali: tipicamente -0,5% / -1,3 punti percentuali/anno, fino a -2% in casi di forte inefficienza
- Semplificazione: -60 / -120 linee; analisi della composizione sottostante di un investimento o di un veicolo collettivo per asset/settori/Paesi
- Regia: 1 intermediario principale (+1 satellite), report unico
Micro-caso: 500k su 4 banche e 176 linee → 62 linee post-audit; costi complessivi da ~2,8% a ~0,8%; lettura congiunta del Rendiconto MiFID e piano flussi 12 mesi.
Fascia >1M €
Obiettivo chiave: regia patrimoniale completa, con consolidamento, controllo costi, governance familiare, pianificazione dei flussi e documenti (Politica di Investimento), coerenza fiscale e regole di delega.
Esito atteso (indicativo):
- Riduzione costi totali: tipicamente -0,5 / -1,1 punti percentuali/anno, fino a -1,8% in casi di forte inefficienza
- Semplificazione: accorpamento a 1–2 referenti, reporting consolidato
Governance: Politica di Investimento, calendario verifiche, mappa rischi/illiquidità
Micro-caso: 1,2M su 3 intermediari + gestioni/UL → 2 referenti; costi da ~1,5% a ~0,9%; Documento di Politica di Investimento, calendario cedole/uscite e controllo esposizioni illiquide.
Nota: gli esempi sono anonimizzati e a puro scopo informativo. Ogni situazione richiede un’analisi dedicata (consulenza fee-only, senza retrocessioni).
Foglio Excel bilancio familiare
1. Il tuo portafoglio non risponde davvero ai tuoi "perché"
Il primo e più importante campanello di allarme dei patrimoni mal gestiti è che gli asset finanziari non sono costruiti attorno ai propri “perché”.
Perché stai investendo questo denaro?
E perché lo vuoi?
Dopo una serie di “perché” emergerà una specie di “luce”, ovvero un bagliore sui reali motivi che ti spingono a investire le tue risorse. Dopo che ci lavori un po’ sopra, ti accorgerai che queste motivazioni possono andare ben al di là dei rendimenti, ovvero del fatto di “voler guadagnare qualcosa”, o anche “voler guadagnare il più possibile”. Stai esplorando infatti ciò che davvero muove le tue azioni nella vita.
In questa ottica, il tuo patrimonio finanziario diventerà uno dei “serbatoi” del tuo benessere generale, dal quale puoi attingere per nutrire il benessere proveniente da altri serbatoi, come quello delle relazioni familiari, della salute, o della spiritualità. Il denaro diviene così al servizio della tua vita.
Se invece non hai definito bene i tuoi “perchè”, probabilmente il tuo portafoglio riflette le scelte contingenti che hai fatto nelle specifiche circostanze che c’erano nel momento in cui hai cliccato il tasto “compra”, o nel momento in cui ti sei affidato al consulente di turno che ti ha detto “firmi qui, ai suoi investimenti ci pensiamo noi”.
Ripensa a quei momenti: cosa ti ha realmente spinto a fare quegli investimenti?
Se ti rendi conto che, in fin dei conti, quelle scelte sono state dettate da come ti sentivi in quel particolare momento (benché fossero perfettamente sensate), allora potrebbe essere un importante segnale che il tuo patrimonio non è gestito come davvero vorresti, per il semplice fatto che non è indirizzato verso i veri obiettivi della tua vita.
2. Il tuo portafoglio non è figlio di un piano
I portafogli mal progettati sono, di norma, un elenco di strumenti finanziari a sé stanti, senza un “padre” che li ha generati. Non sono, cioè, inseriti in una narrativa di vita più ampia e della quale sono “figli”.
Il “padre” in questione si chiama piano. Un piano è un documento scritto che delinea gli obiettivi, le strategie generali, i tempi di vita, e i flussi di entrate e uscite previste nella vita economica di un individuo o famiglia.
Per esempio, un piano comprende valutazioni e proiezioni sulla situazione pensionistica di una persona, con le relative strategie da mettere in campo per soddisfare determinati obiettivi, come il pensionamento anticipato o l’innalzamento del reddito al pensionamento. Ho raccontato una storia di esempio in questo articolo: La pianificazione previdenziale di Monica – caso reale
Un piano comprende un prospetto dei flussi di cassa della famiglia, ovvero il bilancio familiare, e la valutazione di un adeguato fondo di emergenza. Gli individui che intendono vivere di rendita del loro patrimonio dovranno prestare molta attenzione al bilancio tra le entrate generate dal portafoglio e le uscite legate al tenore di vita.
Il piano comprenderà la valutazione dei rischi patrimoniali e relativi al capitale umano, con lo studio delle adeguate coperture.
Infine, il piano riguarda anche la costruzione di un portafoglio di investimenti. Quando il portafoglio è inserito nel più ampio quadro della pianificazione finanziaria, ecco che assume un significato più profondo ed è inserito in una narrazione.
Gli asset da inserire in un portafoglio diventano così una conseguenza della storia di vita dell’individuo, e non un punto di partenza. Se la gestione del tuo patrimonio non deriva da un piano solido, c’è la possibilità concreta che i tuoi asset finanziari siano mal progettati.
3. Assenza di regia cross-banca
Nella mia pratica di consulente finanziario indipendente capita che i risparmiatori giungano con patrimoni finanziari gestiti su più banche. Per esempio, il cliente ha due o tre intermediari, e per ciascuno c’è un private banker che gestisce le risorse allocate presso quella mandante specifica.
L’evidenza è che ciascun intermediario ragiona “per sé”. In altre parole, ogni private si concentra sulla gestione degli asset assegnati presso la mandante per la quale lavora, senza che però abbia informazioni né una visione indipendente sull’intera situazione patrimoniale del cliente.
Questo può comportare l’assenza di una “regia” che coordini l’intero patrimonio finanziario. Il cliente ha molti interlocutori, ma nessuno con cui ragionare davvero sul complesso delle sue risorse.
A questo punto il rischio principale è che il denaro venga collocato in una sorta di accozzaglia di strumenti finanziari gestiti un po’ di qua e un po’ di là, senza un reale armonia. In altre parole, manca una regia cross-banca, ovvero una coordinazione generale. Con ogni probabilità, ci saranno sovrapposizioni di asset, diversificazione non funzionale, costi eccessivi, fiscalità inefficiente (pensiamo alla gestione delle minusvalenze e al loro recupero), reporting frammentato.
Caso reale: patrimonio di 500.000 € su 4 banche
Ti riporto il caso reale di un patrimonio di circa 500.000 €, diviso su 4 intermediari differenti:
Ciascun intermediario gestiva una frazione delle risorse complessive, ma senza una coordinazione generale. Così, l’intermediario 1 ha proposto solo le “sue” polizze Unit Linked, l’intermediario n°2 una gamma di fondi gestiti, il n°3 una gestione patrimoniale, e via così.
Il risultato era una somma di investimenti mal progettati. Il cliente aveva un complessivo di oltre 100 strumenti finanziari gestiti senza una strategia generale, e che generavano costi annui per più di 13.000 €:
La consulenza fee-only a parcella risolve perfettamente questo problema. Poiché il consulente finanziario autonomo non lavora per le banche, ma solo per il cliente, può occuparsi efficacemente di tutta la regia cross-banca.
Ecco i risultati di questo caso-studio reale:
- Elezione di un solo intermediario per gli investimenti del cliente, a cui si affianca un secondo intermediario per la gestione di liquidità e di altri rapporti personali.
- Due intermediari sono stati eliminati, riducendo costi e commissioni generalizzate.
- È stato costruito un piano di investimenti su misura, con riduzione del numero di asset, abbattimento delle spese di gestione, e introduzione di una strategia operativa chiara.
- Complessivamente, il cliente spende ora meno della metà di quanto spendeva prima, compresi i costi della consulenza fee-only e del nuovo portafoglio.
- Il patrimonio è ora allocato su strumenti efficienti, in grado di raccogliere tutta la performance che i mercati finanziari saranno in grado di produrre, ed è interamente al servizio degli obiettivi di vita individuati nei questionari personalizzati.
Prima | Dopo | |
Numero intermediari | 4 | 2 |
Costi totali | > 13.000 € annui per gli investimenti, a cui si sommano i costi fissi per la tenuta dei conti, dei dossier, delle operazioni, eccetera | Circa 6.000 € annui complessivi (parcella + strumenti finanziari) + eliminazione di tutti i costi fissi legati agli intermediari inutilizzati |
Strumenti di investimento | Oltre 100 | Circa 20 |
Check up di regia con la consulenza fee-only a parcella
Il caso che ti ho appena mostrato è molto diffuso tra coloro che hanno risorse finanziarie su più intermediari.
Stanco di pagare troppo per ottenere troppo poco? Prenota ora il tuo check-up! Ti consegnerò un report chiaro e trasparente in cui potrai vedere
- costi totali
- inefficienze
- sovrapposizioni
- e cosa puoi fare subito nel concreto.
4. Il tuo patrimonio finanziario non è realmente diversificato
Anche se alcuni investitori scelgono volontariamente di concentrare le posizioni su specifici asset, la maggioranza dei risparmiatori preferisce di gran lunga evitare i rischi di rovina, e diversificare così il patrimonio.
A questo punto, può scattare un meccanismo, che osservo principalmente laddove le risorse finanziarie sono consistenti: il cliente è convinto di diversificare i suoi investimenti semplicemente dividendo il proprio patrimonio su più banche, oppure investendo in molti strumenti.
Il ragionamento di fondo è che investendo una parte del denaro con la banca A, un’altra parte con la banca B, e poi ancora con la banca C, eccetera, l’investitore è convinto di ottenere una diversificazione funzionale a livello di portafoglio.
Sebbene la diversificazione per intermediario possa avere un suo senso, in realtà la diversificazione effettiva va fatta a livello di asset class. Ad esempio, se con la banca A ho un portafoglio bilanciato di azioni e obbligazioni e con la banca B idem, perchè il mio profilo di rischio è quello, ecco che con ogni probabilità mi ritroverò sovrapposizioni di asset, ovvero investimenti della stessa natura in entrambe le banche.
Alla prima folata di vento scoprirò che i portafogli si comportano in maniera simile, semplicemente perché sono di fatto uguali. L’unica cosa che cambia sono i nomi commerciali dei prodotti ed eventuali tecnicalità delle soluzioni, ma non la sostanza dell’investimento.
Caso studio reale: il portafoglio di Giulio
Il fallimento della diversificazione può avvenire anche distribuendo le proprie risorse su una serie di strumenti apparentemente differenti, ma che nella realtà sono del tutto simili.
Per esempio, ecco come si è comportato il portafoglio di 500.000 € di Giulio nel 2022. Il suo patrimonio era distribuito su una dozzina di fondi obbligazionari apparentemente differenti, ma che nella realtà erano tutti esposti alle stesse dinamiche dei tassi di interesse.
Nel momento in cui i tassi sulle varie scadenze sono saliti, il portafoglio di Giulio è sceso tutto insieme contemporaneamente:
Giulio non aveva strumenti anti-tasso e anti-inflazione, e non aveva una reale diversificazione, pur detenendo una grande quantità di strumenti finanziari. Si è ritrovato di colpo con tutto il portafoglio in negativo.
Foglio Excel bilancio familiare
5. Il tuo patrimonio è allocato su strumenti inefficienti
Un indicatore che segnala una cattiva impostazione nella gestione del patrimonio riguarda la presenza di investimenti inefficienti, o persino dannosi, all’interno dei portafogli di investimento.
Gli individui che investono in Polizze Ramo III Unit Linked, gestioni patrimoniali, fondi di investimento con alti costi piazzati dalla banca, obbligazioni strutturate per le quali non è stato compreso il rischio, eccetera, possono considerare di farsi fare una valutazione indipendente e trasparente del loro portafoglio, con il fine di individuare costi eccessivi e rischi nascosti.
Secondo il report SPIVA 2024 Europe Scorecard, infatti, oltre il 90% dei fondi attivi collocati da banche e imprese di investimento in tutta Europa non batte i relativi benchmark a 10 anni.
Un consulente finanziario fee-only a parcella potrà aiutarti a individuare i migliori investimenti disponibili in tutto il mercato, senza limitarsi alla proposta dei prodotti sponsorizzati da una specifica casa di gestione e collocati dalla relativa rete di consulenza.
Leggi anche: Fondi di investimento: la verità scomoda che nessuno ti dice
Caso studio reale: cliente con 284.000 € su Unit Linked
Ecco un esempio di un cliente reale con un un patrimonio di circa 284.000€ investiti in una Polizza Unit Linked con costi complessivi del 3% annui (oltre 8.500€ all’anno) e contenente una decina di fondi interni:
Analizzando come esempio il Fondo 1, è emerso che questo appariva simile ad una composizione 50% azionario globale + 50% obbligazionario globale.
Una comparazione grafica con un portafoglio benchmark (composto da due ETF di riferimento) ha mostrato una grave sottoperformance del Fondo 1 rispetto agli indici generali. Nello specifico, negli ultimi 12 anni il Fondo 1 (in blu) ha prodotto un ritorno cumulativo del 75%, a fronte un ritorno cumulativo del 135% ottenuto dal portafoglio benchmark (in rosso).
In altre parole, il portafoglio benchmark avrebbe reso l’80% in più rispetto all’investimento nel fondo 1, senza sostenere rischi aggiuntivi:
La Polizza Unit Linked stava sottraendo valore alle risorse del cliente, e non teneva il passo con l’andamento dei mercati generali.
Ecco come è cambiata la situazione del cliente dopo essere passato alla consulenza fee-only a parcella:
Prima | Dopo | |
Documento di politica di investimento | Assente | Presente |
Tipologia di prodotti | Polizza Ramo III Unit Linked | ETF, obbligazioni, azioni |
Costi totali | 3,1% annuo (8.804€ all’anno) | Circa 1% complessivo (costo consulenza annua + costo nuovo portafoglio), pari a circa 3.000 € annui |
Strumenti di investimento | 10 fondi interni, i quali a loro volta contenevano altri svariati strumenti, per un totale di circa 43 veicoli di investimento. | 6 |
6. Il tuo patrimonio è allocato su soluzioni troppo costose
Una caratteristica distintiva dei patrimoni mal gestiti è che i portafogli di investimento costano troppo per niente.
Quanto incidono i costi all’anno? Esempio portafoglio 250.000€
Quanto costa davvero il 2,5% all’anno su un patrimonio di 250.000€ investiti? La risposta è 6.250 € annui.
Un patrimonio di queste dimensioni può essere gestito con la consulenza indipendente a parcella a meno della metà del costo, includendo anche il costo degli strumenti finanziari. Ciò significa che in tasca all’investitore restano molto più soldi semplicemente abbattendo tutti i costi inutili.
Come controllare i costi del tuo portafoglio, dici?
Scarica il Rendiconto costi e oneri Mifid II dal tuo home banking e confrontiamoci in call. Di solito lo trovi accedendo alla sezione “Documenti”, “Comunicazioni” o “Rendicontazione” della tua area riservata.
Esempio patrimonio 700.000 €
Qui sotto riporto un estratto di un rendiconto Mifid per un patrimonio di 700.000€ investito in composizione di fondi e polizze suggeriti dalla banca.
Come puoi vedere, il cliente ha sostenuto costi per un totale di 18.319,88 € annui. Di questi, ben 5.687,19€ (circa il 31%) sono rappresentati da retrocessioni, ovvero una parte di costo del prodotto che il gestore ha retrocesso alla banca a remunerazione del servizio di collocamento: un conflitto strutturale con gli investitori.
La polizza ha generato un rendimento lordo del 5,43%, ma il cliente ne ha percepiti solamente poco più della metà (il 2,82%). Il resto se ne è andato in costi.
L’impatto dei costi sui rendimenti
Nel grafico che vedi sotto, tutti i fondi investono nello stesso mercato – in questo caso il mercato azionario mondiale – ma con costi diversi. Nel periodo dal 2000 al 2025, il fondo blu (costo annuo 0,2%), ha più che triplicato il suo valore, mentre il fondo arancio (costo annuo 4%) ha generato una performance cumulativa di solo il 25% in 25 anni. Stesso rischio, ma risultati drammaticamente diversi.
Inoltre, i costi eccessivi rallentano il recupero dopo uno o più anni di rendimenti deludenti. Infatti, più gli investimenti sono costosi, e più fatica fanno a risalire dopo un periodo sottotono.
Per esempio, dopo le crisi dei primi anni 2000 e del 2008, il fondo blu è tornato nel punto di pareggio nel 2014, mentre per il fondo arancio si è dovuti attendere il 2021:
In altre parole, l’investitore nel fondo arancio ha sprecato 7 anni di rendimenti. Nel 2021, quando lui ritrovava finalmente il punto di pareggio (nominale, tra l’altro), il fondo blu stava già a +100%.
Se misuriamo questa inefficienza in anni di vita, si scopre che un investitore avrebbe speso 7 anni della propria vita imprigionato in una soluzione di investimento zoppa.
Regola pratica: se il tuo portafoglio supera l’1,5% di costi annui, fai scattare un campanello d’allarme. Probabilmente è male impostato.
La consulenza fee-only a parcella, pagata direttamente dal cliente, permette di individuare inefficienze di portafoglio di questo tipo, e di correggerle con attenzione.
7. Non hai una strategia per la gestione del tuo portafoglio
I portafogli finanziari possono essere male impostati anche a livello di strategia.
Non avere una strategia è peggio che averne una pessima. Una pessima strategia potrebbe essere quella di comprare asset rischiosi con la luna crescente e venderli con la luna calante. Sarebbe una strategia assurda, ovviamente, eppure sarebbe meglio che non averla del tutto.
Il senso della strategia è soprattutto quello di costruire delle regole operative coerenti, stabilite prima di investire, e possibilmente semplici e chiare, da seguire per prendere decisioni di investimento.
La strategia di portafoglio è una bussola che permette di guidare le incertezze dei mercati finanziari nel tentativo di evitare le azioni impulsive, che spesso sono quelle delle quali poi ci si pente.
Quando entrare nel mercato?
E soprattutto… quando uscire?
Come affrontare un ribasso di mercato?
È fondamentale rispondere a queste domande, per quanto più possibile, prima di investire.
La strategia può essere buona o cattiva, basata su assunti e regole semplici (per esempio legati alla storia della propria vita) oppure su altro, ma l’importante è che sia coerente, ovvero che presenti stretta coesione di tutte le sue parti e che risponda a dei principi di fondo.
8. Il tuo portafoglio è troppo prudente… o troppo poco
“Bilanciare il rischio nel portafoglio è un misto di scienza ed arte” diceva David Swensen, uno degli investitori migliori del mondo.
Il lato “scientifico” riguarda l’osservazione di principi cardine come la diversificazione, l’attenzione alla fiscalità, l’utilizzo di asset azionari per gli obiettivi di lungo termine, la preparazione di un piano operativo per la gestione dei ribassi di mercato, e via così.
Il lato “artistico” riguarda l’utilizzo del buon senso nelle scelte di allocazione, come l’evitare di prendere rischi inutili, e l’inclusione delle proprie caratteristiche personali nel processo di creazione della asset-allocation.
Quando analizzo i portafogli di partenza dei nuovi clienti, osservo spesso che questi riflettono una specifica combinazione di questi fattori.
Per esempio, quando un risparmiatore non ha molta dimestichezza con il funzionamento degli asset finanziari ed è anche paralizzato dalla paura di sbagliare, o presenta una spiccata avversione all’errore, i portafogli tendono ad essere molto prudenti e, a volte… troppo prudenti.
Quando invece la non conoscenza si accompagna ad un agire per entusiasmo più che per consapevolezza, va a finire che il portafoglio è eccessivamente carico di rischio.
Capita inoltre che alcuni risparmiatori siano tecnicamente preparati, ma non si sentono di assumere rischio in portafoglio perché non confidano nel “sé stessi” del futuro: temono, cioè, di “auto-tradirsi”, ovvero di non avere fiducia nella propria coerenza futura.
Hanno dunque paura non tanto dei mercati o del rischio in sé, ma di sé stessi nel tempo: temono di non reggere emotivamente una fase di volatilità, di cambiare idea al momento sbagliato, di non essere all’altezza delle decisioni prese oggi.
Questo è un caso di dissonanza tra cognizione e comportamento: la persona sa cosa è corretto fare (es. accettare un certo rischio per ottenere rendimento), ma non si fida della propria stabilità emotiva nel gestirlo. Ciò porta a strategie eccessivamente conservative, non per ignoranza ma per auto-protezione.
Foglio Excel bilancio familiare
9. Il tuo patrimonio è gestito da chi è in conflitto con te
Immagina di vivere in una città piuttosto strana, dove i dottori sono pagati dalle cause farmaceutiche in base ai farmaci che consigliano, anziché dal Servizio Sanitario Nazionale (o Regione, ASL…), o da te direttamente.
Vai a farti visitare il cuore, e il dottore stila un lungo elenco di farmaci da prendere. Come puoi fidarti che il suo consiglio sia nel tuo esclusivo interesse?
Non puoi. Se il compenso del dottore è costruito su accordi commerciali con le case farmaceutiche, ed è legato alla vendita di specifici farmaci, non puoi confidare che il suo giudizio sia imparziale e su misura per te.
Nel campo della finanza, la stragrande maggioranza dei servizi di consulenza non è imparziale, perché il modello di remunerazione del consulente e della banca mandante si basa sul collocamento di prodotti. Ciò crea un importante conflitto strutturale con gli investitori: gli interessi economici dettati dalla convenienza commerciale possono prevalere sulla trasparenza e l’indipendenza di giudizio.
Al contrario, il modello di consulenza fee-only a parcella non prevede alcun collegamento commerciale con nessun intermediario finanziario. L’unica forma di remunerazione del consulente fee-only è la parcella, che viene pagata direttamente e solamente dal cliente al consulente. Il consulente lavora per il cliente, non per l’intermediario finanziario. Proprio come accade con avvocati o commercialisti.
10. Il tuo patrimonio soffre l’asimmetria “costo-tempo”
Un ultimo campanello d’allarme che il tuo patrimonio è gestito male riguarda i vincoli sugli investimenti sottoscritti.
Il mondo degli investimenti è pieno di prodotti con vincoli, penali e tunnel di uscita progettati specificamente per impedire ai clienti di abbandonare le soluzioni prima di un certo periodo, o per disincentivarli il più possibile a farlo. L’obiettivo è quello di caricare sull’investimento del cliente tutte le commissioni possibili prima che questi se ne vada.
Il cosiddetto “periodo di detenzione raccomandato”, infatti, non riguarda solo la rischiosità dello strumento, ma spesso rappresenta anche tempo minimo affinché tutte le varie commissioni vengano pienamente ammortizzate (a carico dell’investitore, s’intende).
Al contrario, i titoli liberamente circolanti in borsa, come azioni, obbligazioni ed ETF quotati, non hanno nessun genere di vincolo. Si comprano e vendono con un clic.
Se il tuo patrimonio è allocato su strumenti con troppi vincoli, per te potrebbe essere dannoso. Il rischio principale è quello dell’illiquidità, ovvero la difficoltà di rientrare in possesso del capitale nel momento in cui lo desideri.
Tale rischio può creare una forte asimmetria sfavorevole in termini di costo-tempo: il tuo patrimonio potrebbe essere allocato meglio, mai vincoli di uscita sugli investimenti in essere ti impediscono di sfruttare appieno le opportunità dei mercati, facendoti perdere tempo prezioso.
Conclusioni
Oggi abbiamo visto un lungo elenco di segnali che indicano come stabilire se il proprio patrimonio finanziario è gestito male.
Prodotti inefficienti, strumenti complessi, e conflitti di interessi sono una parte del problema. L’altra parte, decisamente più interessante e introspettiva, riguarda lo scopo del portafoglio, il suo senso nella narrazione della tua vita, e la sua funzione di essere al servizio dei tuoi obiettivi più profondi.
Prenota adesso il tuo check-up indipendente! Ti consegnerò un report chiaro e trasparente in cui potrai vedere:
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A presto,
Francesco

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