Costi e commissioni dei fondi di investimento: il danno che non vedi

Costi e commissioni fondi investimento

Stai cercando informazioni sui costi dei fondi comuni di investimento e vuoi capirci qualcosa di più?

Il tuo private banker ti ha proposto dei fondi di investimento, e vuoi vederci chiaro sulle commissioni applicate?

Ti stai domandando quale impatto avranno i costi dei fondi di investimento sui tuoi rendimenti di lungo periodo?

Se tutte queste domande affollano la tua mente… Bene, sei nel posto giusto. In questo articolo ti spiegherò, passo dopo passo, cosa sono e come funzionano i costi e le commissioni dei fondi comuni di investimento. Scopriremo dove reperire le informazioni, come valutarle, e come scegliere i fondi con le spese correnti più basse.

Infatti, uno degli errori più comuni nella gestione delle finanze personali che osservo come consulente finanziario indipendente è proprio quello di non dare la giusta attenzione ai costi dei fondi di investimento. Investire in strumenti a basse spese è infatti un elemento essenziale per il successo del tuo piano di investimenti.

Ti ricordo, inoltre, che puoi recuperare presso il tuo intermediario il Rendiconto Costi e Oneri MIfid II per scoprire quanto ti costano gli investimenti che hai sottoscritto e la consulenza che stai ricevendo.

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Tipologie di costi dei fondi comuni di investimento

I costi dei fondi comuni di investimento si dividono in due grandi tipologie:

  • Costi applicati dal fondo
  • Costi applicati dal distributore

Tra i costi applicati dal fondo di investimento troviamo:

  • Commissioni di gestione
  • Costi amministrativi
  • Costi di transazione
  • Commissioni di incentivo (performance)

Tra i costi direttamente applicati da chi ti vende il prodotto (es. la banca, o “distributore”) ci sono:

  • Commissioni di ingresso
  • Commissioni di uscita 
  • Costi di switch

Dove si trovano i costi dei fondi di investimento?

Hai il diritto di conoscere quanto ti costa un fondo di investimento. Lo strumento principe per farlo è il KID (Key Information Document). Si tratta di un documento obbligatorio per ogni fondo o prodotto finanziario. Al suo interno trovi le singole voci che ho descritto e il costo totale annuo del fondo (chiamato “TER”, ovvero “Total Expenses Ratio”), espresso in percentuale. Puoi trovare il KID sul sito della banca, della SGR o direttamente cercando online “KID + nome del fondo”.

Per esempio, nel KID del (pessimo) fondo AZ Allocation – Global Balanced collocato da Azimut troviamo questa struttura di costi:

Esempio KID costi fondo comune di investimento

Come puoi vedere, questo fondo ha un assurdo TER del 4,2% annuo se il fondo viene mantenuto per 5 anni. Il TER riassume la spesa complessiva, composta dalle voci descritte in precedenza.

Vuoi reperire informazioni più approfondite sul fondo? Per esempio, ti incuriosisce il dettaglio dello stile di investimento, la strategia adottata, come vengono applicate le spese, e altro ancora? Bene, allora ti servirà il Prospetto Informativo. Anche in questo caso, cercando online “Prospetto informativo + nome del fondo” troverai le informazioni desiderate.

Commissioni di gestione e spese amministrative

Quando investi in un fondo comune, non stai solo comprando un prodotto finanziario. Stai anche pagando qualcuno per gestirlo e amministrarlo. Stiamo parlando delle commissioni di gestione e spese amministrative. Servono a coprire le spese operative del fondo: il lavoro del gestore, le analisi, il marketing, l’amministrazione. Si tratta di spese annue ricorrenti, e sono di gran lunga le spese più importanti a cui fare attenzione.

Esempio costi di gestione fondi comuni di investimento

Costi di gestione dei fondi di investimento e retrocessioni

Ora ti dirò una brutale verità: non tutti i costi di gestione annui sostenuti dal fondo servono davvero per remunerare l’attività del gestore. Una buona parte, anche fino al 50%, verrà in realtà retrocessa all’istituto che ti ha venduto il fondo, per esempio la tua banca, per il semplice fatto che te l’ha inserito in portafoglio. Quei costi verranno poi spartiti con la rete di consulenza della banca per il “consiglio” di investimento che ti hanno dato. Ti ho mostrato nel dettaglio questo meccanismo nell’analisi del fondo Eurizon Opp. Obbl. Plus Mz 2030 – IT0005622235

Questo evidente conflitto di interessi può restringere il campo della consulenza ai soli prodotti per i quali c’è convenienza nel collocamento, anziché essere ampliata agli strumenti migliori in assoluto. 

In altre parole, la rete di consulenza viene spinta alla vendita dei prodotti più remunerativi per l’intermediario (la banca), anche se tali prodotti riducono la performance o introducono rischi inutili nei portafogli dei clienti. A questo punto, fare i reali interessi dei clienti diventa più complicato.

Come verificare le retrocessioni

Vuoi scoprire quanta parte dei costi che sostieni viene in realtà retrocessa all’istituto a remunerazione della sua attività di vendita?

Ancora una volta, ti servirà il Rendiconto dei Costi e degli Oneri Mifid II. Ti mostro un caso reale relativo ad una analisi di portafoglio che ho condotto di recente. Nel 2024, il cliente in esame ha pagato oltre 19.000 € di costi e oneri sul suo portafoglio da 700.000 €. Di questi, più di 6.000 € erano retrocessioni di vendita

Esempio retrocessioni di vendita (inducements)

Questo cliente ha comprato i fondi nel 2022. Oltre a non sapere quanto costassero davvero i fondi inseriti nel suo portafoglio, era convinto di pagare solamente l’attività di gestione. Invece, oltre il 30% dei costi che sosteneva venivano in realtà retrocessi alla banca come remunerazione dell’attività di vendita. 

In altre parole, il fondo ha utilizzato i soldi del cliente per pagare la banca che ha piazzato il prodotto. Questo è accaduto ogni anno, anche se la vendita è stata fatta solo una volta. Dal 2022, sono stati trattenuti al cliente oltre 18.000 €.

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Costi di transazione dei fondi di investimento

Questi costi sono legati all’attività di gestione del fondo. Si tratta cioè di quei costi che il gestore sostiene per acquistare e vendere i titoli che compongono il fondo. Se lo stile di gestione è prevalentemente passivo, come nel caso degli ETF, questi costi saranno bassi. Se il gestore è molto attivo, questi costi saranno più elevati. 

In altre parole, i costi di transazione sono uno specchio del turnover di portafoglio. Quanto più è elevato, tanto più il gestore effettua compravendite. Ogni compravendita ha un costo, che incide sull’operatività e dunque sui risultati finali del fondo.

I fondi con alti turnover di portafoglio, in genere, ottengono rendimenti inferiori rispetto a fondi analoghi ma che effettuano meno compravendite. I fondi passivi, infatti, sovra-performano quelli attivi nel lungo periodo in modo sistematico. La mia non è un’opinione: Morningstar’s US Active vs Passive Barometer.

Il punto è molto semplice: ogni volta che il fondo vende il titolo A per comprare il titolo B, sostiene due costi certi, cioè quello della vendita di A e quello dell’acquisto di B. Tuttavia, il risultato è incerto. Infatti, non è detto che il nuovo titolo performerà meglio del precedente. Per prima cosa, con i rendimenti del nuovo titolo B si devono recuperare le spese di compravendita appena sostenute. Inoltre, affinché la decisione si riveli corretta, B deve generare un extra-rendimento rispetto alla situazione precedente, altrimenti perché effettuare l’operazione?

Ora intervengono la statistica e le tasse: quante più operazioni si fanno, tanto più è improbabile che siano tutte corrette. In poche parole, più il gestore è attivo e più rischia di sbagliare. Negli investimenti, infatti, regna l’incertezza. Infine, le tasse: il trading genera tasse a carico del fondo, ovvero a tuo carico.

Commissioni di incentivo (performance)

Alcuni fondi possono applicare commissioni aggiuntive se ottengono un rendimento extra rispetto a “qualcosa”. Questo “qualcosa” viene definito dal fondo stesso, e può essere:

  • Un benchmark, come lo S&P 500
  • Un massimo precedentemente raggiunto (es. Meccanismo High Water Mark)
  • Un parametro monetario (es. Tasso di interesse Euro a breve termine) + uno spread arbitrario

Un esempio chiarirà le idee. Quando ho analizzato il fondo pensione di Claudia (Il Mio Domani di Intesa Sanpaolo Vita), le ho fatto notare che, in alcuni anni, i suoi rendimenti erano ridotti dall’applicazione di una commissione aggiuntiva legata alla performance:

Costi di imcentivo del fondo il mio domani intesa sanpaolo

Negli anni in cui un comparto del fondo Il Mio Domani fa nuovi massimi storici, e sotto certe condizioni, si applicano infatti commissioni di incentivo che riducono il rendimento percepito dagli aderenti. 

Gli iscritti come Claudia, dunque, percepiscono rendimenti sub-ottimali sia quando il fondo produce rendimenti contenuti, perché i costi totali ne trattengono una fetta importante, sia quando il fondo realizza rendimenti elevati, perché i costi totali potrebbero aumentare per via del meccanismo degli incentivi.

Ho osservato meccanismi simili nell’analisi del fondo Eurizon Global Leaders ESG 50 – Opinioni

È il momento di finirla, non trovi?

Costi applicati dal distributore

Il distributore, ovvero la banca o l’istituto che ti consiglia il fondo, può applicare ulteriori commissioni dirette al fondo di investimento. Si tratta dei costi di ingresso, uscita ed eventuali switch tra un comparto e l’altro. Questi costi si sommano alle retrocessioni annuali che il distributore già riceve come remunerazione dell’attività di vendita. È importante notare che questi costi sono di carattere puramente commerciale. Non aggiungono alcun valore all’investimento, sono semplici commissioni di vendita. 

Ancora una volta, il tema dei costi applicati agli investimenti può costituire un conflitto di interessi con i clienti. Infatti, i clienti avrebbero più vantaggio se i costi fossero minimi, ma chi vende il prodotto persegue fini opposti. Così, l’industria finanziaria ha imparato ad occultare il più possibile anche i costi espliciti introdotti dal distributore. L’obiettivo è applicarli, ma senza che i clienti ne siano pienamente consapevoli. 

Per esempio, nell’analisi del fondo Eurizon Opportunità Obbligazionaria Plus Marzo 2030 ho mostrato come il costo di ingresso sia presente, ma nascosto. Nonostante il KID non indichi alcun costo esplicito di sottoscrizione, all’interno del documento informativo, più approfondito, viene spiegato il meccanismo reale. Ecco cosa succede: il costo di ingresso è applicato, ma in ritardo. Ovvero, viene “spalmato” nei primi tre anni, riducendo il valore della quota del fondo giorno dopo giorno. Per il cliente è impossibile accorgersi. Ai fini della piena applicazione di tale costo, viene imposta una penale in caso di uscita anticipata per i primi 3 anni, che compensa la quota parte di spesa di sottoscrizione non ancora ammortizzata.

Ingegnoso, non è vero?

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Impatto dei costi dei fondi di investimento sui rendimenti

Ma quale impatto hanno, nel lungo periodo, i costi applicati ai fondi di investimento?

Nell’immagine che segue, potrai trovare una risposta chiara ed esaustiva. Immagina di tornare nel 2000, e di acquistare 4 fondi che investono nello stesso mercato, ma con costi differenti. Il mercato non è importante, ma nel nostro utilizzeremo il MSCI World, un indice azionario molto famoso.

Ecco i risultati:

Nonostante diverse crisi, il fondo in blu, con costi dello 0,2% annuo, avrebbe triplicato il suo valore. Invece, il fondo arancio, con costi del 4% annuo, avrebbe prodotto una performance complessiva del solo 25% in 25 anni. 

In altre parole, il fondo con costi inferiori avrebbe raccolto un rendimento oltre 8 volte più grande del fondo con costi maggiori. Stessa partenza. Stesso mercato. Stessi rischi. Ma rendimenti enormemente differenti. Puoi riprodurre questo grafico in autonomia utilizzando il backtesting gratuito di curvo.com e un normale foglio di calcolo.

L’impatto dei costi dei fondi di investimento è cruciale nei rendimenti di lungo periodo. Tuttavia, il loro effetto distruttivo viene minimizzato, se chi ti propone il fondo è pagato in base a quanto denaro dei suoi clienti riesce a far investire proprio nei fondi a maggior costo.

Pensi ancora che investire seguendo i consigli della banca sia il modo migliore di proteggere i tuoi risparmi?

Cosa fare, allora?

Ora che hai compreso nel dettaglio cosa sono, come vengono applicati, e che impatto hanno i costi dei fondi di investimento, ecco un rapido elenco di azioni che puoi mettere in pratica fin da subito per migliorare il risultato dei tuoi investimenti:

  • Cerca trasparenza, leggendo KID e rendiconti annuali
  • Considera soluzioni efficienti come ETF e fondi passivi
  • Evita il più possibile fondi con alte commissioni di gestione
  • Valuta sempre il rendimento netto e non solo quello promesso
  • Verifica i costi reali dei tuoi fondi. Utilizza il Rendiconto Costi e Oneri Mifid II
  • Se qualcosa non ti è chiaro, chiedi. È il tuo denaro, non sai chiedendo un favore
  • Presta attenzione al comportamento di chi ti propone il fondo. Più insiste, e più è facile che il suo sia un consiglio interessato
  • Cerca il consiglio disinteressato di un consulente finanziario indipendente

Vuoi approfondire la tua situazione?

Se vuoi capire quanto ti stanno realmente costando i tuoi investimenti, puoi:

  • Scrivere un commento all’articolo sul blog
  • Oppure prenotare un appuntamento con me: ne parleremo insieme, senza impegno.

Il primo passo verso una finanza consapevole è sapere dove stanno andando i tuoi soldi.

A presto

Francesco

2 Comments

  • Mauro

    Come sempre una disamina chiara e asettica della realtà delle cose. Il problema resta, però, sempre lo stesso e risiede nell’analfabetizzazione e nella negligenza (nessuno si legge il KID, il prospetto informativo e il resoconto MIFID) degli investitori, che, magari, preferiscono un rendimento minore, ma senza arzigogolarsi troppo: se il rendimento lordo è stato del 10% e io prendo solo l’8%, pazienza: meglio l’8% che niente.

    • Francesco

      Ciao Mauro, grazie del complimento. Concordo, uno dei principali problemi è proprio l’analfabetismo finanziario generalizzato, motivo per cui scrivo gli articoli che scrivo. Nella logica “dell’accontentarsi”, molto diffusa, c’è anche un’altra falla enorme, oltre alla negligenza che descrivi. Non solo i costi eccessivi impediscono di portare a casa tutta la performance dei mercati negli anni buoni (raccolgo 8% anzichè 10%), ma quando il mercato fa -10%, che diventa -12% con i costi e oneri vari, la risalita successiva è faticosissima. Infatti, quando poi il mercato si riprende, gli investimenti più costosi restano sistematicamente indietro. Possono impiegare anni e anni in più solo per ritornare in pari. Ricevo molti investitori che lamentano risultati scadenti sui loro investimenti “di lungo periodo” sottoscritti con la banca 10 anni fa, e alla fine scopriamo che è proprio questo il motivo.

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