Claudia, 48 anni – Analizzo il suo fondo pensione

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Claudia è una donna di 48 anni, dipendente in un’azienda privata. Mi ha contattato tramite questa newsletter per chiedere un parere sul fondo pensione Il Mio Domani di Intesa SanPaolo Vita, nel quale sta versando dei contributi mensili al fine di aumentare l’importo della sua pensione.

Claudia ha scelto un buon fondo pensione per il suo futuro?

Quali sono i rischi associati a questi strumenti, come valutare la loro convenienza e i loro costi?

Esistono, nel panorama dei fondi pensione, fondi migliori di altri, e come individuarli?

Ho steso una relazione per Claudia, e oggi voglio mostrarvi i risultati principali. Oggi scopriremo le indicazioni che ho dato a Claudia, e capiremo di più sul suo futuro previdenziale. 

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Cosa mi serve sapere

Quando analizzo un fondo pensione, per prima cosa recupero i suoi documenti informativi. Mi interessa conoscere i comparti disponibili, i costi, lo stile di gestione e i rendimenti storici.

Nel caso di Claudia, ho dato un’occhiata alla pagina pubblica relativa al fondo Il Mio Domani: Intesa SanPaolo Vita – Fondo pensione Il Mio Domani. Lascio al lettore il recupero delle informazioni principali di questo fondo pensione.

Non ho guardato minimamente le informazioni commerciali, ma mi sono concentrato subito sui due documenti più importanti: la nota informativa, contenente anche la scheda dei costi, e il rendiconto di gestione.

Grazie a questi due documenti ho potuto analizzare la qualità del fondo pensione di Claudia, e darle elementi importanti per la sua valutazione.

Valuto la qualità del fondo pensione di Claudia

Per poter consigliare Claudia al meglio, inizio la valutazione del fondo analizzando i suoi costi; nello specifico, l’impatto che questi hanno sui rendimenti. 

Il passo successivo sarà quello di valutare lo stile di gestione ed i rendimenti storici.

Come ultimo passaggio, infine, porrò delle domande a Claudia relativamente al suo futuro e le fornirò una serie di possibili alternative che potrebbero convenirle in ambito di previdenza complementare.

Quanto costa il fondo pensione Il Mio Domani?

Come tutti i fondi di investimento, anche i fondi pensione possono presentare un grado di inefficienza dovuto ai costi che vengono applicati. Siccome i costi erodono i rendimenti nel tempo, risulta di fondamentale importanza selezionare fondi pensione efficienti e con i costi più bassi possibile.

Indicatore sintetico dei costi (ISC)

Il modo più semplice e alla portata di tutti per valutare i costi di un fondo pensione è l’utilizzo dell’indicatore ISC (Indicatore Sintetico dei Costi). 

Tale parametro viene calcolato secondo un metodo standard, e condensa in un solo valore i costi complessivi del fondo pensione. In questo modo gli aderenti possono comparare in modo rapido i costi di vari fondi pensione tra di loro.

Nel caso del fondo Il Mio Domani scelto da Claudia, l’indicatore ISC per il comparto a medio termine segnala un costo che va dal 3,24% annuo per permanenze molto brevi (2 anni) fino al 1,31% annuo per permanenze molto lunghe (35 anni). Claudia andrà in pensione tra 15 anni, per cui il fondo le costerebbe circa il 1,55% annuo.

ISC il mio domani

Dalla comparazione con altre forme pensionistiche complementari, il fondo Il Mio Domani risulta più costoso della media degli altri fondi aperti, a parità di comparto. 

Le ho anche fatto notare che la categoria dei fondi pensione negoziali (FPN) ha costi nettamente inferiori: un fondo negoziale che investe in un comparto bilanciato simile al suo costa in genere il 75% in meno (0,40% annuo contro 1,60% annuo su un periodo di 10 anni).

Quanto incidono questi costi per Claudia?

Ma che significato hanno questi costi?

Ora che abbiamo contestualizzato i costi del fondo pensione, ho analizzato la posizione di Claudia. Lei sta versando contributi per un totale di 4.000 €/anno e, a fine 2023, aveva accumulato un montante di circa 31.000 €.

Quanto incidono i costi per lei? Quanto sta realmente spendendo?

Sulla base della scheda dei costi e analizzando il rendiconto di gestione, Claudia nel 2023 ha pagato:

  • 50 € come costi di caricamento (pari al 1,25% del suo versamento annuo di 4.000 €)
  • 437 € come costi di gestione complessivi sul montante maturato (pari al 1,41% del suo montante)

 

Claudia ha speso dunque circa 487 €, pari a circa l’1,57% del suo montante accumulato. Tali costi incidono in modo negativo sui rendimenti della posizione di Claudia, soprattutto negli anni in cui il fondo guadagna poco, come vedremo più avanti.

Nel 2024, Claudia spenderà circa altri 540 €.

Analisi dei rendimenti

Nel corso del 2023, la Linea Medio Termine ha reso il 7,60% netto. Gli anni precedenti hanno visto rendimenti netti oscillare tra il -8,85% e il 7,46%.

Come riportato sul Rendiconto di Gestione 2023, l’obiettivo di rendimento del comparto è pari al rendimento dell’indice Barclays Euro Treasury Bills maggiorato dell’1,75% annuo, che rappresenta l’indicatore di riferimento (benchmark).

La seguente tavola paragona i rendimenti netti del fondo (colonna grigia) con l’indicatore di riferimento (colonna bianca):

tabella dei rendimenti netti annui fondo pensione Il Mio Domani

Osservo che il rendimento del fondo può discostarsi molto da quello del benchmark. Questo è abbastanza tipico per i fondi pensione gestiti in modo flessibile, perché il benchmark non è rappresentativo.

Ciò significa anche che probabilmente il benchmark di riferimento non può essere considerato una misura affidabile per il rischio del fondo. Il 2022 è l’esempio più lampante: il benchmark ha ottenuto un rendimento positivo (circa il 1,5%) mentre il fondo ha realizzato il -8,85%: una differenza di oltre il 10%. 

Anche in altri anni il fondo ha registrato rendimenti considerevolmente superiori o inferiori a quelli del benchmark, e con volatilità maggiore. Ne consegue che il rischio effettivo del fondo può essere più elevato di quanto un investitore possa pensare guardando al solo benchmark.

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Incidenza dei costi sui rendimenti

Le ho fatto notare un fatto: i costi del fondo “pesano” molto soprattutto negli anni in cui i rendimenti sono contenuti.

Per esempio, nel 2016, il fondo ha conseguito un rendimento lordo di circa il 3%, al netto delle tasse, ma il rendimento netto, che è stato quello percepito effettivamente da Claudia, è stato dell’1,50% circa: i costi hanno così “mangiato” la metà dei rendimenti.

Una situazione analoga è accaduta negli anni dal 2014 al 2017, e nel triennio 2019-2021: in questi anni, le commissioni hanno sottratto una porzione che va dal 30% al 50% dei rendimenti lordi (al netto delle tasse).

La situazione peggiora negli anni in cui il fondo applica le commissioni di performance, come nel caso del 2021. Negli anni in cui il comparto fa nuovi massimi storici, infatti, e sotto certe condizioni, il fondo può applicare commissioni di incentivo che riducono ulteriormente il rendimento percepito dagli aderenti:

Tabella delle commissioni di incentivo del fondo Il Mio Domani

Gli iscritti come Claudia, dunque, percepiscono rendimenti sub-ottimali sia quando il fondo produce rendimenti contenuti, perché i costi totali ne trattengono una fetta importante, sia quando il fondo realizza rendimenti elevati, perché i costi totali potrebbero aumentare per via del meccanismo degli incentivi.

Considerazioni sullo stile di gestione

La linea Medio Termine scelta da Claudia risulta essere un comparto flessibile, di tipo bilanciato, caratterizzato da ampia libertà di scelta degli investimenti e delle strategie di investimento da parte del gestore. 

È dunque difficile “inquadrare” lo stile di gestione e individuare un benchmark corretto per la sua valutazione. Dobbiamo quindi utilizzare le informazioni disponibili nel rendiconto per avere un’idea complessiva.

Più nel dettaglio, il fondo investe circa il 8% del suo patrimonio in asset azionari italiani, e circa il 34% in titoli obbligazionari italiani (principalmente governativi, come i BTP). 

Deduciamo che oltre il 40% del patrimonio è investito in asset italiani. A mio avviso, questo comporta un rischio di concentrazione non indifferente.

Il quadro complessivo

Ricapitolando, il fondo di Claudia:

  • Costa più della media dei fondi aperti della stessa categoria
  • Investe oltre il 40% del suo patrimonio in asset di matrice italiana
  • Applica uno stile di gestione flessibile, difficile da inquadrare e analizzare nel dettaglio
  • Si raffronta ad un benchmark non pienamente rappresentativo, e lo usa per l’applicazione di eventuali commissioni di performance
  • Presenta posizioni in conflitto di interesse con gli aderenti nella misura del 16% del totale dei suoi asset
  • Non gode dei contributi del datore di lavoro


Così come Andrea con il suo portafoglio da 140.000 euro, anche Claudia mi ha incaricato di ricercare per lei una soluzione più vantaggiosa, stavolta in campo previdenziale.

Cosa ho fatto per Claudia

Che tipo di lavoro ho svolto dunque per Claudia?

Per prima cosa, abbiamo contestualizzato la scelta del fondo pensione in un panorama più ampio di analisi previdenziale. La scelta di un fondo pensione e la definizione della contribuzione, infatti, vanno inquadrati all’interno di una pianificazione previdenziale più vasta. 

A quanto ammonterà la pensione pubblica di Claudia?

Le contribuzioni al fondo pensione saranno sufficienti a coprire il tenore di vita desiderato da Claudia al pensionamento?

Che tipo di fondo pensione le converrebbe di più, data la sua situazione specifica?

E dove mettere il TFR?

I risultati di Claudia

Calcolo importo pensione pubblica

Come primo passaggio, ho calcolato per Claudia la data e l’importo della pensione pubblica, e il suo attuale tasso di sostituzione (ovvero, a quanto ammonta la sua pensione pubblica rispetto all’ultimo reddito percepito nella sua vita lavorativa).

Sulla base della sua storia contributiva, differente per ciascuno di noi, Claudia percepirà un assegno pensionistico pubblico pari a circa il 68% del suo ultimo reddito da lavoratrice, stimando un’inflazione media del 2% e una crescita del suo salario pari all’inflazione.

Questo significa che Claudia potrebbe aver bisogno, in pensione, di una rendita integrativa di alcune migliaia di euro l’anno per colmare il gap.

Claudia aveva dunque correttamente individuato l’esigenza di integrare l’assegno pensionistico con un fondo pensione, ma quanta differenza c’è tra un fondo buono ed uno meno buono?

Confronto Il Mio Domani con un altro fondo pensione aperto più efficiente

Ho dunque paragonato la pensione complementare che Claudia potrebbe ottenere continuando a versare i contributi nel fondo Il Mio Domani con quella che potrebbe ottenere con altre forme pensionistiche complementari più efficienti.

A questo proposito, quindi, ho ricercato sul mercato un fondo pensione aperto meno costoso, più trasparente, più esposto ad asset globali e con rendimenti storici più elevati a parità di comparto, e l’ho sottoposto a Claudia mostrando i vantaggi in termini di un’eventuale adesione. 

Ho considerato di tenere il TFR finora maturato in azienda, escludendolo dall’analisi.

Il risultato l’ha sorpresa: mantenendo costante la contribuzione di 4.000 euro/anno, Claudia guadagnerebbe nel fondo alternativo circa 27.000 euro in più in 15 anni:

Confronto grafico montante Il Mio Domani vs altro fondo aperto

Il motivo riguarda i costi e i rendimenti storici: esistono fondi pensione aperti che costano la metà di quello selezionato da Claudia, e che storicamente riportano, a parità di comparto, rendimenti storici doppi.

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Confronto con fondo pensione negoziale (FPN)

Ho anche ricordato a Claudia che, in quanto lavoratrice dipendente, potrebbe valutare l’adesione al fondo pensione negoziale (FPN), ovvero il fondo di categoria dedicato ai soli lavoratori (e familiari a carico) ai quali si applica il CCNL relativo al suo settore. Questi sono infatti i fondi meno costosi in assoluto, per i quali è anche previsto il contributo datoriale. 

Ho quindi mostrato a Claudia i vantaggi economici di tale scelta, rispetto alla sua situazione attuale, così che potesse acquisirne consapevolezza. Il suo fondo negoziale, nel comparto bilanciato, ha un costo dello 0,40% e rendimenti più elevati rispetto a Il Mio Domani.

Siccome in caso di adesione al fondo di categoria diventa obbligatorio il conferimento almeno del TFR futuro, ho condotto un confronto tra le seguenti situazioni per Claudia:

  • Lasciare il TFR in azienda e continuare a versare nel fondo Il Mio Domani
  • Lasciare il TFR in azienda e versare nel nuovo fondo aperto che le ho indicato
  • Iniziare a versare TFR e contributi nel fondo di categoria


Il risultato? Nel fondo di categoria Claudia guadagnerebbe ulteriori 23.000 euro in 15 anni:

I motivi di tale risultato derivano dai costi inferiori del fondo negoziale (di nuovo), dalla miglior tassazione del TFR, e dal contributo datoriale, che per Claudia varrebbe 13.640 euro in 15 anni.

Considerazioni sul TFR

L’adesione al fondo di categoria sarebbe vantaggiosa in termini di montante finale, ma obbligherebbe Claudia a versare il TFR futuro nel fondo pensione. A questo proposito, stiamo quindi discutendo la sua destinazione ottimale, in quanto potrebbe preferire lasciarlo in azienda.

In questo caso, Claudia potrebbe optare di aderire ad un comparto più aggressivo del fondo aperto che le ho indicato come alternativa. Ho dunque condotto altre simulazioni per lei, non riportate in questo articolo, che le mostrano un possibile esito.

Conclusioni

Siamo alla fine.

Come passaggi finali, ho valutato il risparmio fiscale per Claudia e la stima della rendita pensionistica complessiva al netto dell’inflazione attesa nelle forme pensionistiche più convenienti per lei. 

Abbiamo così incrociato il dato con il tenore di vita desiderato da Claudia, individuando un gap da colmare con contribuzioni aggiuntive o con l’affiancamento di un portafoglio finanziario.

Grazie al nostro lavoro, Claudia inizierà a risparmiare centinaia di euro all’anno di costi di gestione del fondo pensione, che diventeranno molte migliaia nel corso degli anni che la separano dalla data della pensione.

Nello specifico, Claudia guadagnerebbe, in 15 anni, circa 27.000 euro in più aderendo al fondo aperto che le ho indicato in alternativa al fondo Il Mio Domani, e circa 50.000 euro in più aderendo al fondo di categoria, per effetto dei contributi datoriali e di una tassazione più favorevole del TFR.

E proprio in merito alla gestione del TFR, stiamo elaborando una strategia che possa darle al tempo stesso una copertura dall’inflazione e anche il vantaggio della crescita dei mercati finanziari nel tempo.

Come ultimo passaggio, stiamo valutando la costruzione di un portafoglio di asset efficienti che potrebbe aiutarla a raggiungere altri obiettivi della sua vita. Questo tipo di lavoro rientra nella sfera ancora più ampia della pianificazione finanziaria della sua famiglia.

 

Cosa ne pensi di questo lavoro?

Fammelo sapere qui sotto nei commenti!

A presto,

Francesco

*Nel caso di Claudia, che sta investendo nel comparto Medio Termine, le commissioni di performance vengono applicate secondo la metodologia dell’ High Water Mark seguendo una serie di indicazioni specificate nel documento riguardante la Politica di Investimento – Il Mio Domani. Nel corso del 2023, queste non sono state applicate, ma nel 2021 si.

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