Compensazione minusvalenze: come funziona, esempi, recupero

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Realizzi una minusvalenza quando vendi uno strumento finanziario in perdita. 

Le minusvalenze possono essere deludenti e talvolta difficili da gestire, soprattutto per gli investitori che hanno messo tempo e risorse significative nei loro portafogli, come il caso di Giulio. Un’attenta pianificazione finanziaria può quindi aiutarti a recuperare le minusvalenze realizzate.

Ma come si crea una minusvalenza?

È possibile il recupero di una minusvalenza?

E come funziona il meccanismo della compensazione?

Come consulente finanziario indipendente, oggi ti guiderò attraverso esempi e strategie per compensare le minusvalenze che hai maturato nel corso del tempo.

Cominciamo.

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Cosa sono le minusvalenze

Le minusvalenze sono le perdite che derivano dalla vendita di uno strumento finanziario ad un prezzo inferiore rispetto al prezzo di acquisto.

Supponiamo che tu abbia acquistato 1.000 azioni dell’azienda XY al prezzo unitario di 5 €, investendo così 5.000 €. Dopo un po’, il titolo scende a 4€, senza che tu abbia percepito dividendi, e decidi di venderle incassando 4.000 €. Hai generato una perdita di 1.000 € in conto capitale: questa è la tua minusvalenza.

Le minusvalenze coinvolgono tutti i prodotti finanziari venduti in perdita. 

Al contrario delle plusvalenze, che generano un debito d’imposta, le minusvalenze producono un credito fiscale. Questo non significa che riceverai un rimborso in denaro nella tua dichiarazione dei redditi. Avrai la possibilità di recuperare le minus che hai generato attraverso le plusvalenze realizzate con la vendita futura di specifici strumenti finanziari nel corso dello stesso anno e nei 4 anni successivi. 

Questo meccanismo si chiama compensazione delle minusvalenze. In poche parole, non pagherai le imposte sulle plusvalenze di determinati strumenti finanziari fino alla concorrenza delle minusvalenze realizzate.

Quando scadono le minusvalenze?

Ogni 31 dicembre scadono le minusvalenze prodotte 4 anni prima. Per esempio, al 31 dicembre 2024 scadono le minusvalenze realizzate nel corso del 2020. Il 31 dicembre 2025 scadranno le minus realizzate nel 2021, e così via. Di conseguenza, le minusvalenze prodotte nel 2024 scadranno il 31 dicembre 2028. 

Chi si occupa della gestione fiscale delle minusvalenze? Se operi in regime amministrato, sarà la banca ad occuparsi di tutto. Il regime amministrato è infatti il regime di default applicato dalle banche quando i clienti aprono un conto titoli. In questo caso, la banca fa da sostituto d’imposta e tu non dovrai dichiarare nulla nel tuo 730. Nel caso di utilizzo di broker stranieri, invece, dovrai operare in regime dichiarativo. Di conseguenza, sarà tuo onere presentare al commercialista la rendicontazione della tua operatività.

Ricapitolando, al momento della vendita di un titolo:

  • Se il prezzo di vendita è maggiore del prezzo di acquisto, stai realizzando una plusvalenza. Il fisco italiano impone una tassazione sul tuo guadagno pari al 26%, ad eccezione dei titoli di stato e di altri strumenti della white list, per i quali si applica l’aliquota ridotta del 12,5%.

 

  • Se il prezzo di vendita è inferiore al prezzo di acquisto, stai realizzando una minusvalenza. Questa minusvalenza “vive” per 4 anni, durante i quali è consentita la compensazione.

 

Presta molta attenzione a non far scadere le tue minusvalenze: è nel tuo interesse cercare di compensarle tutte, così da ammortizzare la perdita che hai sostenuto.

Il ruolo dello zainetto fiscale

Ogni minusvalenza prodotta finisce in uno speciale contenitore detto “zainetto fiscale”. Puoi trovare il tuo zainetto fiscale direttamente nel tuo home banking. 

Ecco un esempio con la banca Fineco. Nella sezione “Portafoglio”, seleziona “Fiscalità”, e quindi “Zainetto fiscale”:

Con altre banche, il percorso è simile. Cerca la sezione riguardante la fiscalità, troverai le informazioni sullo zainetto fiscale.

All’interno dello zainetto fiscale ci saranno le minusvalenze accumulate negli ultimi 4 anni. I futuri guadagni che possono compensare le minusvalenze andranno a ridurre progressivamente il tuo zainetto fiscale fino al suo azzeramento.

Redditi di capitale e redditi diversi

Veniamo ora a uno dei punti più cruciali della questione: tutte le plusvalenze sono utili per compensare le minusvalenze?

Purtroppo no.

Bisogna infatti sapere che il fisco italiano distingue tra “redditi di capitale” e “redditi diversi”

Redditi di capitale

I “redditi di capitale” sono generati dall’incasso di flussi positivi considerati “certi”. Per esempio, la cedola di un BTP rientra nella categoria dei “redditi di capitale”. Anche i dividendi delle azioni lo sono. I redditi di capitale non possono essere utilizzati per compensare le minusvalenze, e sono sempre soggetti a tassazione.

Redditi diversi

I “redditi diversi” sono invece quei redditi che al momento dell’acquisto di uno strumento finanziario non sono certi. Per esempio, se compro oggi le azioni dell’azienda XY, non so dire se in futuro la venderò in guadagno o in perdita. Se dovessi venderla in guadagno, quello è considerato “reddito diverso”, come pure se dovessi venderla in perdita.

Questa distinzione è molto importante. Le minsuvalenze sono infatti redditi diversi, e possono essere compensate solo tramite strumenti che a loro volta producono “redditi diversi”.

Il caso dei fondi

La vendita in perdita di un fondo produce una minusvalenza, che come sappiamo cade nei “redditi diversi”. Per via di una strana stortura del sistema fiscale italiano, la vendita in guadagno dello stesso fondo produce invece “redditi di capitale”. Cioè, un fondo non può compensare se stesso: la sua vendita in guadagno produce sempre plusvalenza soggetta a tassazione, anche se lo stesso fondo era stato precedentemente venduto in perdita.

Di quali fondi stiamo parlando? Di tutti i fondi comuni di investimento, ETF compresi.

Compensazione delle minusvalenze: quali prodotti vanno bene?

Non possono compensare le minusvalenze, in quanto le loro plusvalenze producono “redditi di capitale”:

  • Gli ETF
  • I fondi comuni di investimento
  • Le cedole delle obbligazioni
  • I dividendi delle azioni

 

Compensano le minusvalenze, in quanto le loro plusvalenze producono “redditi diversi”:

  • Le singole azioni (non i fondi azionari)
  • Le singole obbligazioni (non i fondi obbligazionari)
  • Gli ETN e gli ETC
  • I derivati (opzioni e futures)
  • I Certificates (su coupon e plusvalenza di prezzo)

Minusvalenze: come recuperarle (sintesi e tabella)

In definitiva, come si recuperano le minusvalenze?

Ti segnalo che la banca segue un criterio temporale nella compensazione. Se sei in regime amministrato, come la gran parte degli investitori in Italia, è fondamentale vendere prima gli strumenti in perdita e poi quelli in utile, altrimenti pagherai le tasse sulle plusvalenze e non le potrai sfruttare il recupero delle minus.

Questo procedimento risulta fondamentale in fase di ribilanciamento del portafoglio.

Nella tabella che segue, tratta da Altroconsumo,  ti mostro una sintesi grafica di cosa si può utilizzare e cosa no per recuperare le minusvalenze:

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Recupero minusvalenze azioni: esempio

Come avviene il recupero delle minusvalenze delle azioni?

Facciamo un esempio.

Il 10 gennaio scorso hai venduto 1.000 azioni dell’azienda X al prezzo di 4€. Il prezzo di acquisto era stato di 5€, e nel frattempo non ci sono stati dividendi. Hai dunque prodotto una minusvalenza di 1.000 €.

Dopo un mese hai comprato 1.000 azioni dell’azienda Y a 3,5€, per poi rivenderle a 4,2€. Hai totalizzato così un guadagno di 700 €. 

Pagherai l’imposta del 26% sui 700 € di plusvalenza realizzata? No. La plusvalenza sarà totalmente esentasse, perché inferiore alla minusvalenza compensabile. Infatti, hai ancora 300 € di minus da recuperare (1.000 € – 700 €)

Ecco la situazione:

Data competenza (2 gg dopo la vendita)

Tipo strumento venduto

Imponibile € (minus/plus)

Minus recuperate

Imposta

Minus da recuperare

12/01/2024

Azione X

-1.000 €

 

0 €

1.000 €

12/02/2024

Azione Y

+700 €

700 €

0 €

300 €

Facciamo un altro passo.

A marzo acquisti 1.000 azioni dell’azienda Z al prezzo di 10 €. Il 10 maggio le vendi al prezzo di 11,50€, realizzando una plusvalenza di 1.500 €.

Come evolve la tua situazione fiscale?

Il guadagno realizzato compensa ora tutta la minusvalenza di 300 €che era rimasta da recuperare. Pertanto, pagherai il 26% di tasse solo sulla quota parte di plusvalenza in eccedenza: (1.500 € – 300 €) x 26% = 312 €.

Da ora in avanti, non hai più minusvalenze da recuperare.

 

Aggiorniamo la tabella:

Data competenza (2 gg dopo la vendita)

Tipo strumento venduto

Imponibile € (minus/plus)

Minus recuperate

Imposta

Minus da recuperare

12/01/2024

Azione X

-1.000 €

 

0 €

1.000 €

12/02/2024

Azione Y

+700 €

700 €

0 €

300 €

12/05/2024

Azione Z

+1.500 €

1.000 €

312 €

0 €

Nota importante: assicurati che ciò che reputi minusvalenza non derivi invece dallo stacco di un dividendo. Se un’azione quota 10 € e stacca una cedola di 1 €, il suo valore scende a 9 €. Se vendi in quel momento, non si genera alcuna minusvalenza.

Recupero minusvalenze con Btp: esempio compensazione

Supponiamo che tu abbia realizzato 1.000 € di minusvalenza. Vuoi compensare questa minus vendendo un Btp sul quale stai realizzando un profitto di altrettanti 1.000 €.

Come funziona?

In questo caso, stai cercando di recuperare una minusvalenza utilizzando un titolo di stato, la cui plusvalenza è tassata al 12,5% anziché al consueto 26%. Nello zainetto fiscale verrà quindi riportato il 48,07% dell’importo della plusvalenza del Btp, pari al rapporto tra 12,5/26. 

La plusvalenza visualizzata nello zainetto fiscale, utile alla compensazione della minusvalenza pregressa, sarà dunque pari a 1.000 € x 12,5/26 = 480,77 €

Nota importante: Nel caso in cui vendessi un Btp sul quale stai perdendo 1.000 €, l’importo della minusvalenza visualizzata nello zainetto fiscale (e quindi recuperabile) sarà di altrettanti 480,77 €, e non di 1.000 €.

Vediamo l’esempio in tabella:

Data competenza (2 gg dopo la vendita)

Tipo strumento venduto

Imponibile € (minus/plus)

Minus recuperate

Imposta

Minus da recuperare

12/01/2024

//

-1.000 €

 

0 €

1.000 €

12/02/2024

Btp A

+ 480,77 €

480,77 €

0 €

519,23 €

Come conseguenza, la plusvalenza di 1.000 € derivante dalla vendita del Btp sarà esentasse; inoltre avrai ancora 519,23 € di minus da recuperare.

Intendi ora utilizzare un altro Btp per compensare i 519,23 € di minus residua?

In questo caso, dovrai vendere tale Btp in modo da realizzare una plusvalenza di 1.080 € (519,23 € x 26/12,5).

Data competenza (2 gg dopo la vendita)

Tipo strumento venduto

Imponibile € (minus/plus)

Minus recuperate

Imposta

Minus da recuperare

12/01/2024

//

-1.000 €

 

0 €

1.000 €

12/02/2024

Btp A

+480,77 €

480,77 €

0 €

519,23 €

31/12/2024

Btp B

+519,23 €

1.000 €

0 €

0 €

Hai dunque compensato tutte le minusvalenze con i Btp.

Compensazione minusvalenze ETF e fondi comuni: esempio

Le minusvalenze prodotte da ETF e fondi comuni possono essere compensate mediante le plusvalenze realizzate con azioni, obbligazioni, ETN, ETC, Opzioni e Certificates.

Come accennato, non è infatti possibile compensare le minusvalenze prodotte da ETF e fondi comuni mediante plusvalenze realizzate con altri ETF o fondi comuni, anche se si tratta degli stessi.

Un esempio chiarirà le cose.

Lo scorso 10 aprile hai realizzato una minusvalenza di 2.000 € dalla vendita in perdita del fondo A.

Il 15 aprile vendi le tue azioni dell’azienda X e realizzi un profitto di 1.200 €, che sarà esentasse in quanto andrà a compensare parte della minusvalenza pregressa. Ora la minus da recuperare si è ridotta a 800 € (2.000 € – 1.200 €).

Il giorno seguente vendi un titolo di stato francese e realizzi un profitto di 800 €. Come visto in precedenza, nel tuo zainetto fiscale verrà contabilizzata una plusvalenza pari al 48,07% di tale profitto, ovvero 384,61 €, che verrà utilizzata come credito di imposta.

La minusvalenza residua diventerà quindi di 415,39 € (800 € – 384,61 €), mentre quella compensata salirà a 1.584,61 € (1.200 € + 384,61 €).

Il 20 aprile vendi le tue quote del fondo B e realizzi una plusvalenza di 3.000 €. Trattandosi di un reddito di capitale, pagherai le tasse per il 26% di tale guadagno, ovvero 780 €, anche se hai ancora minusvalenze da recuperare.

Vediamo la tua posizione fiscale fino a qui:

Data competenza (2 gg dopo la vendita)

Tipo strumento venduto

Imponibile € (minus/plus)

Minus recuperate

Imposta

Minus da recuperare

12/04/2024

Fondo A

-2.000 €

 

0 €

2.000 €

17/04/2024

Azione X

+1.200 €

1.200 €

0 €

800 €

18/04/2024

Titolo stato Francia

+384,61 € 

1.584,61 € 

0 €

415,39 € 

22/02/2024

Fondo B

+3.000 €

1.584,61 €

780 €

415,39 € 

Decidi ora di vendere un ETC sull’oro, realizzando una plusvalenza di 1.500 €. L’ETC compensa le minusvalenze, pertanto pagherai le tasse del 26% solo sulla differenza tra 1.500 € e i 415,39 € di minus residui da recuperare.

Tasse dovute: (1.500 € – 415,39 €) x 26% = 282 €.

Ecco la tua situazione aggiornata:

Data competenza (2 gg dopo la vendita)

Tipo strumento venduto

Imponibile € (minus/plus)

Minus recuperate

Imposta

Minus da recuperare

12/04/2024

Fondo A

-2.000 €

 

0 €

2.000 €

17/04/2024

Azione X

+1.200 €

1.200 €

0 €

800 €

18/04/2024

Titolo stato Francia

+384,61 € 

1.584,61 € 

0 €

415,39 € 

22/02/2024

Fondo B

+3.000 €

1.584,61 €

780 €

415,39 € 

31/12/2024

ETC su oro

+1.500 €

2.000 €

282 €

0 €

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Compensazione minusvalenze con Certificates

I Certificati possono essere utilizzati soprattutto per recuperare le minusvalenze in scadenza, con il preciso scopo di “posticiparle” nel tempo. Si tratta di una sorta di “terapia d’urto” che ha alcuni lati positivi ed altri negativi.

Come funziona?

Se hai delle minusvalenze corpose che scadono tra poco e sei a corto di tempo, utilizzare azioni o obbligazioni può essere rischioso. Potresti dunque utilizzare dei Certificates che vengono emessi ad hoc proprio per questo scopo. Questi strumenti vengono progettati per produrre un maxi coupon iniziale poco prima della fine dell’anno, anche pari al 20%-25% del loro valore, che risulta utilizzabile per la compensazione delle minusvalenze. 

Tale primo “cedolone” incorpora gran parte del rendimento potenziale che il Certificato potrebbe avere nel corso della sua vita, e può essere utilizzato per compensare la minusvalenza in scadenza. Al momento dello stacco del coupon, il valore del certificato scenderà di un importo di pari valore. 

Come usare i Certificati per recupero minusvalenze

Puoi progettare l’acquisto del Certificato in base alle minusvalenze che hai in scadenza. Per esempio, supponiamo che tu abbia 2.500 € di minusvalenza in scadenza. Decidi di acquistare un Certificato che il 10/12 stacca una cedola del 25%. Vorrai quindi che questo 25% sia pari a 2.500 €, pertanto il Certificato avrà valore pari a 10.000 €. 

Compensata la minusvalenza, venderai il Certificato in perdita e produrrai una nuova minusvalenza recuperabile nei prossimi 4 anni. In altre parole, hai usato il Certificato per “allungare la vita” alle minusvalenze che già avevi e che stavano per scadere.

Compensazione minusvalenze con zero coupon

È possibile utilizzare anche i titoli zero coupon per la compensazione delle minusvalenze?

La risposta è si, ma è spesso inefficace e talvolta non porta a nessun risultato. Bisogna infatti fare delle precisazioni importanti.

Prima di tutto, che cos’è un titolo zero coupon? Si tratta di un titolo obbligazionario che non stacca cedole, il cui guadagno è determinato solo dalla differenza tra il prezzo di acquisto, inferiore a 100, e il prezzo di rimborso, pari a 100.

Supponiamo che tu abbia acquistato, 6 anni fa, in emissione, un Btp zero coupon decennale al prezzo di circa 71. Significa che in quel momento il rendimento era del 3,5% annuo. Il prezzo di questo zero coupon dovrebbe dunque pian piano salire fino ad arrivare, a scadenza, a quotare esattamente 100, riconoscendo così l’interesse del 3,5% annuo promesso. Si può quindi stabilire il prezzo teorico nel tempo di questo titolo supponendo che i tassi non cambino mai: dopo 6 anni, questo titolo dovrebbe quotare 87,1. 

Supponiamo invece che nel frattempo i tassi di mercato siano scesi: il prezzo dello zero coupon salirà oltre 87,1, ipotizziamo 92. Decidi così di venderlo per compensare delle minusvalenze pregresse. Quanto potrai recuperare?

Per il fisco italiano, la differenza tra il prezzo teorico di 87,1 e quello di emissione pari a 71, non è compensabile con eventuali minusvalenze: si tratta infatti di un reddito assimilabile a quello di una cedola, ovvero un “reddito di capitale”. Al contrario, la differenza tra il prezzo di vendita, pari a 92, e il prezzo teorico di 87,1 produrrà un reddito diverso positivo che puoi utilizzare per la compensazione.

Come puoi intuire, gli zero coupon non sono particolarmente adatti per il recupero delle minusvalenze. 

Compensazione minusvalenze e plusvalenze nello stesso giorno

Si può compensare una minusvalenza con una plusvalenza realizzata nello stesso giorno?

La risposta è si

Le minusvalenze possono infatti essere recuperate anche con plusvalenze prodotte nello stesso giorno di regolamento, oltre che con quelle realizzate successivamente. In questo caso, procedere prima con la vendita delle posizioni in perdita, e poi con la vendita delle plusvalenze.

Ad esempio, se oggi vendi un titolo in perdita, potrai compensare la conseguente minusvalenza con una plusvalenza che realizzerai oggi stesso, oppure da oggi in avanti. Non la potrai compensare con una plusvalenza realizzata prima di oggi. In parole povere, potrai scontare la minusvalenza solo dalla data in cui viene realizzata in poi. Questa regola vale solo per i clienti che operano in regime amministrato: per il dichiarativo è invece possibile compensare plus e minus nell’arco di tutto l’anno.

Compensazione minusvalenze tra banche diverse

Nel regime fiscale amministrato, ciascun intermediario effettua i conteggi per proprio conto senza considerare le posizioni che lo stesso cliente ha presso altri istituti finanziari.

La risposta, dunque, è no: in amministrato non si possono compensare minusvalenze presenti su dossier differenti tenuti presso istituti differenti.

Un’opzione percorribile in questi casi è chiedere il trasferimento dei titoli da un intermediario all’altro e la conseguente chiusura del dossier. In questo modo, il vecchio intermediario sarà tenuto a rilasciare una certificazione fiscale delle minusvalenze pregresse eventualmente maturate. 

Questo documento dovrà essere consegnato in originale all’altro intermediario, che caricherà le minusvalenze presso il suo zainetto fiscale. Le minusvalenze potranno poi essere compensate entro i quattro anni successivi evitando il pagamento di ritenute di capital gain fino al loro totale azzeramento.

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Recupero minusvalenze su dichiarazione redditi

Dove inserire le minusvalenze nel 730?

Se hai scelto il regime dichiarativo, per tua scelta specifica o perchè utilizzi un broker straniero, dovrai riportare le minusvalenze nella colonna 5 del rigo RT94.

Le minusvalenze saranno riportabili in diminuzione di eventuali plusvalenze della stessa categoria di prodotti realizzati nei periodi di imposta successivi, ma non oltre il quarto anno. 

Se hai optato per il regime amministrato, il più comune in Italia, non dovrai fare nulla. La banca o SIM si occuperà della rendicontazione fiscale e dei versamenti per tuo conto.

Conclusioni

Oggi abbiamo tracciato un’ampia panoramica su come funziona il meccanismo della compensazione delle minusvalenze. Compensare le minusvalenze è senza dubbio logico e sensato, dal momento che si tratta di una strategia per ammortizzare le perdite subite con i propri investimenti.

Per questo motivo, all’interno di ogni piano finanziario ben progettato si può e si deve considerare una strategia per il recupero delle minusvalenze maturato, soprattutto se di importi rilevanti. 

Tuttavia, sconsiglio di pianificare la propria operatività finanziaria con l’unico scopo di recuperare le minusvalenze pregresse: il focus di ogni investitore dovrebbe rimanere sui propri obiettivi di vita legati al denaro. Sacrificare un obiettivo di vita importante per rincorrere l’incerta compensazione delle minusvalenze potrebbe rivelarsi un errore più che un vantaggio.

 

Per oggi è tutto.

A presto,

Francesco

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2 risposte

  1. Ciao Francesco, davvero una guida chiarissima che non avrei potuto saper spiegare meglio.
    Solo un punto di miglioramento: visto che parli di fondi, puoi anche inserire la denominazione delle Sicav? perchè in effetti vengono spesso presentate in maniera distinte anche se “cugine” dei fondi

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