Quanto costa investire: ecco cosa devi guardare

Indice

Investire costa. Quanto?

Quando investi tramite un broker lo schema generale dei costi è questo:

Immagina di voler investire in un paniere di azioni tramite un ETF. L’ETF sarà il tuo strumento finanziario. Sta in fondo alla catena.

Per comprarlo, devi accedere a un mercato regolamentato, come la Borsa. Ma non puoi andarci direttamente, passerai da un broker.

Una banca può fare da broker. Ne esistono molti, più o meno efficienti. In questo articolo puoi vedere una panoramica.

Ogni passaggio della catena ha un costo, dove previsto:

  1. Il tuo broker do solito vuole dei soldi per farti accedere al mercato e permetterti di comprare lo strumento. Si chiamano costi di negoziazione.
  2. Il market maker vuole essere pagato per fare da punto di incontro tra domanda e offerta. Questo costo si chiama spread denaro-lettera.
  3. Chi ha costruito l’ETF o più in generale il fondo (emittente) vuole dei soldi da te per la gestione. Sono i costi dello strumento.

 

Quando investi, la partita dei costi si gioca su questi tre contributi.

Li vediamo singolarmente.

I costi di negoziazione: il broker conta

Siamo qui:

Il tuo ETF viene scambiato su una o più Borse. Te lo spiegavo in questo articolo.

Su ogni Borsa, tutti gli ordini di acquisto e di vendita finiscono in una lista. Si chiama book di negoziazione.

Anche il tuo ordine di acquisto finirà nel book di negoziazione della Borsa che hai scelto.

Chi se ne occupa? Il broker. Lo farà lui per te.

Per farlo, di solito vuole essere pagato.

Guarda Fineco, per esempio.

Per un ETF comprato su Borsa europea, Fineco chiede 19€ per ogni ordine che esegue per te (acquisto o vendita).

Se investi 1.000€, incide per il 1,9%. Significa che 981€ vengono investiti, mentre 19€ se li intasca il broker.

Il tuo investimento di 981€ deve crescere del 1,94% solo per tornare ai 1.000 € iniziali. Da lì cominci a guadagnare.

Fineco ha un piano commissionale ridotto per acquisti ricorrenti periodici. Si chiama piano replay.

Come investitore, vorrai che i costi di negoziazione siano minimi. Sono soldi tuoi che non vengono investiti per te.

In questo senso puoi usare Degiro. Il suo piano commissionale ad oggi è impareggiabile.

Guarda.

Lo stesso ETF ti costa 0,50€ per ogni ordine che questo broker esegue pe te.

Se investi 1.000 €, 999,50 € sono al lavoro.

Spread denaro-lettera

Siamo qui:

Ti accorgi subito di questo costo se investi in modo autonomo.

Quando negozi uno strumento come un’azione o un ETF, esistono 3 prezzi:

  • Il prezzo di mercato
  • Il prezzo denaro
  • Il prezzo lettera

 

Il prezzo di mercato è il prezzo di riferimento del tuo strumento in quel momento. È dato dall’incontro della domanda (chi compra) e dell’offerta (chi vende).

Chi fa incontrare domanda e offerta? Un intermediario definito market maker. È lui ad assicurare la liquidità negli scambi. Fa da dealer.

Quindi anche lui vuole la sua parte:

  • Se vuoi vendere, te lo compra lui a un prezzo un po’ più basso del prezzo di mercato. Si chiama prezzo denaro, o bid price.
  • Se vuoi comprare, te lo vende lui a un prezzo un po’ più alto del prezzo di mercato. Si chiama prezzo lettera, o ask price

 

Insieme compongono lo spread denaro-lettera:

Perché è importante?

Perché è un costo nascosto 😊. Verrà inglobato nel valore delle quote che compri.

Inoltre, se lo strumento che stai negoziando ha bassi volumi di scambio, per il market maker è un rischio. Se glielo vendi, a chi lo dà? Quindi si protegge da questo rischio aumentando lo spread. Per te è uno svantaggio: venderai e comprerai peggio.

Sui mercati poco liquidi si compra e si vende male. Per questo le borse non sono tutte uguali, e puoi trovare lo stesso strumento su più borse. Te lo spiegavo sempre in questo articolo.

Ah.

Lo spread bid-ask non esiste solo se investi da solo. Tutti pagano questo costo al dealer, anche i fondi comuni delle banche. Se acquisti un fondo, non vedrai l’impatto perché è annegato nel valore della quota.

I costi dello strumento/prodotto

Ora siamo qui:

I costi del tuo strumento sono all’interno nel KIID.

Il KIID è il documento contenente tutte le informazioni chiave del tuo strumento o prodotto finanziario.

Ecco come sono divise queste spese:

  • sottoscrizione e rimborso
  • gestione
  • rendimento

 

Le vediamo separatamente.

Spese di sottoscrizione e rimborso

Immagina di investire 20.000 € in un fondo.

Come reagiresti se ti dicessero che 1.000 € finiscono nelle tasche del gestore per farti “entrare”?

Sono soldi persi, non ti faranno guadagnare nulla. Portano il tuo investimento in negativo ancora prima di iniziare.

Queste sono le spese di sottoscrizione.

Di norma vengono inserite nei fondi attivi proposti da banche e assicurazioni. Puoi trovare il significato di gestione attiva in questo articolo.

Potresti pensare che sia un costo giustificato per accedere a un investimento esclusivo.

In realtà trovi ampia letteratura che dimostra il contrario. I fondi attivi nell’80% dei casi non riescono a fare meglio del benchmark con cui si confrontano per un periodo di 10 anni.

Benchmark che puoi acquistare tramite un ETF.

Gli ETF di solito non hanno costi di sottoscrizione né di rimborso.

Questo è un vantaggio per te. Meno costi paghi e più il tuo investimento rende. È matematico.

Ricorda: in finanza non c’è nulla di certo, tranne i costi. Meno sei zavorrato e più sarà semplice avere ritorni reali positivi.

Le spese di sottoscrizione/rimborso, se ci sono, si applicano una volta sola. All’inizio e alla fine. Questa è l’unica “nota positiva”.

Spese di gestione

Ai costi di gestione devi prestare molta attenzione. Si tratta di costi ricorrenti nel tempo. Vengono sottratti dal tuo investimento poco per volta.

Torniamo ai tuoi 20.000 € investiti.

Se sostieni un costo di gestione del 3%, il primo anno vengono presi 600 € dal tuo investimento e trasferiti al gestore.

Se il tuo patrimonio investito cresce:

  • perché hai un rendimento
  • e/o perché aggiungi soldi man mano

 

anche i costi di gestione crescono, in termini assoluti.

Tu non te ne accorgi. È un costo silenzioso. Ti viene tolto man mano dal valore delle quote. Così non vedrai mai un -600 € da nessuna parte.

Potrai comunque trovare questi costi nella Rendicontazione Mifid che ti viene data ogni anno dalla banca.

Perchè le spese di gestione sono importanti?

Per questo motivo.

Il rendimento storico medio annuo dei mercati azionari americani è del 10% circa.

Se il fondo attivo ti costa il 3%, significa che deve rendere mediamente più del 13% solo per stare al passo del mercato. E più il mercato corre, più il fondo deve correre più veloce.

Guarda la tabella.

Per ogni performance annua del mercato, il fondo deve fare sempre meglio. E questo solo per stare al suo passo.

Ma se paghi il 3% di spese di gestione, pretenderai che il fondo batta il mercato al netto dei costi.

Non ha senso sostenere una spesa di commissione elevata senza un reale beneficio. Rischi solo di restare indietro. Altrimenti meglio comprare direttamente il mercato usando un ETF che costa lo 0,2%, no?

Se ci sono spese di gestione importanti, il fondo:

  • non solo deve fare di più per rimanere in linea col mercato
  • ma deve fare ancora di più per dare un reale vantaggio agli investitori.

 

Inoltre, nei momenti negativi le spese non si annullano. Continuano a sottrarre denaro al tuo capitale anche se l’investimento va male.

Purtroppo per gli investitori (ma non per i gestori), finora è risultato molto difficile per i fondi attivi fare meglio del mercato in modo così consistente e ripetitivo.

I costi poi si compoundano. Cioè crescono esponenzialmente nel tempo. Il 3%, dopo il 3%, dopo il 3% diventano un bel gruzzolo.

Ecco perché ti dicevo che a una distanza di 10 anni oltre l’80% dei fondi attivi non riesce a battere il mercato. I costi ricorrenti rallentano sempre più i tuoi guadagni.

Spese di performance

Ultima categoria di spese. Quelle legate al rendimento

Funzionano così.

Immagina che il fondo abbia come benchmark l’indice S&P500 (il più famoso indice americano).

Rendimento del benchmark: +10%

Rendimento del fondo: +16%

Extra rendimento lordo generato dal fondo: +6%

Commissioni legate al rendimento: 15%

Risultato: su quel 6% di extra rendimento lordo, il fondo trattiene il 15%.

Esempio pratico

Hai 100.000 € investiti.

Se il tuo fondo fa +16%, dovrebbero diventare 116.000 €. Ma sui 6.000 € di extra rendimento il fondo trattiene il 15%, cioè 900 €.

Potresti pensare che sia “giusto”, in fondo il gestore ti ha regalato un extra rendimento. Ma non è proprio il motivo per cui stai già pagando le spese di gestione?

Il problema è che a causa di regolamentazioni ancora imperfette, il metodo di calcolo di queste commissioni non è univoco e ben definito.

Così succede che questi costi:

  1. possono variare ed essere applicati più volte nel corso dell’anno (ad esempio ogni 3 mesi)
  2. possono essere al lordo delle commissioni di gestione. Se il fondo fa +16% e il mercato fa +10%, l’extra rendimento reale non è del 6%. Ci sono di mezzo anche le commissioni di gestione. Se paghi il 3% di gestione, l’extra rendimento reale è inferiore al 3%. Ma la performance la stai pagando sul 6%.
  3. C’è un problema etico che pone in conflitto te e il gestore. Il gestore è incentivato a raggiungere extra rendimenti, visto che guadagna più commissioni. Quindi può decidere di correre più rischi con i tuoi soldi. Non ha nulla da perdere (i soldi sono tuoi) e potenzialmente molto da guadagnare (le commissioni di rendimento). Questo problema viene definito azzardo morale.

 

Ovviamente, non esiste una commissione di performance “al contrario”. Non ti viene restituito nulla se il fondo fa peggio dell’indice. Anzi, potresti pure avere spese di performance anche in anni negativi. Questo è possibile se vengono applicate più volte durante l’anno. È sufficiente che per un trimestre il fondo faccia meno peggio dell’indice e te le ritrovi applicate.

Ti rimando a questo articolo per saperne di più sulle spese di performance.

Altri costi (più o meno) nascosti

Esiste infine un altro costo più o meno nascosto: quello del consulente.

La consulenza non è mai gratis:

  • Se ti sei rivolto a un promotore bancario o assicurativo, stai pagando anche lui. In che modo? Non gli hai fatto assegni. In realtà lo paghi nel prodotto. Tutti i costi visti in precedenza esistono anche per mantenere la rete commerciale dei promotori. Loro guadagnano commissioni in base ai prodotti che collocano al pubblico. Questo pone un altro quesito: come fai ad essere sicuro che il prodotto che ti viene proposto sia nel tuo esclusivo interesse e non nel loro?
 
  • Se ti sei rivolto a un consulente finanziario autonomo, gli hai pagato una parcella. Come quella di un avvocato. Anche lui ha voluto la sua parte. La differenza rispetto a prima è che i suoi costi sono chiari. Ed è obbligato a lavorare nel tuo esclusivo interesse, visto che lo paghi. Dovresti comunque assicurarti che la sua parcella sia equa e non spropositata. Se ti chiede più dell’1% del tuo patrimonio totale sotto consulenza, chiedi un approfondimento.

In azione

Quanto costa investire: ecco cosa ricordare

In questo articolo hai visto le 3 (+1) principali categorie di costi quando investi:

  • costi di negoziazione del broker
  • costi del market-maker
  • costi dello strumento/prodotto

 

Come investitore, tu hai solo una certezza: più paghi e meno guadagni.

Per aumentare l’efficienza dei tuoi investimenti:

  • scegli broker a basso costo
  • cerca di operare su mercati liquidi, dove lo spread bid-ask è basso
  • scegli strumenti a basso costo. Ricorda che in finanza non esiste “più pago il servizio più ottengo”. Anzi, spesso è il contrario.

 

Spero di averti chiarito le idee.

Se hai domande o commenti lasciali qui sotto.

 

Un abbraccio,

 

Francesco

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2 risposte

  1. Complimenti, bell’articolo, chiarisce in maniera semplice ed esauriente, i costi evidenti e “nascosti” di un ETF.
    Da approfondire il tema rischio/rendimento per limitare e/o mitigare il massimo drawdown.
    Grazie.
    Francesco

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