Robot umanoidi – la rivoluzione del lavoro (parte 1)

Indice

Oggi trattiamo un tema nuovo su questo blog. 

Sto studiando sempre più i cambiamenti tecnologici che avranno un enorme impatto sul mondo di domani, e ho deciso di condividere alcuni spunti per comprendere le implicazioni anche in tema investimenti.

Nello specifico, ti parlerò delle trasformazioni profonde che sta per subire il lavoro fisico umano.

In questo decennio, stiamo infatti assistendo a una convergenza di tecnologie che renderanno i robot umanoidi in grado di sostituire molte delle attività lavorative fisiche condotte dall’uomo.

Questa rivoluzione comincerà nel campo industriale, per poi estendersi anche alle attività domestiche.

Infatti, secondo quanto riportato nel report di RethinkX: 

 

l’avanzata dell’AI, unita agli enormi progressi nel campo delle batterie, della sensoristica di campo, e degli attuatori, renderà i robot umanoidi sempre più in grado di sostituire il lavoro umano per specifici compiti in ambienti lavorativi dinamici e destrutturati.

Tracciamo una panoramica del contesto e cerchiamo di calare la questione all’interno del tema degli investimenti.

Rivoluzioni tecnologiche con “curva a S”

Molte delle rivoluzioni tecnologiche più importanti nella storia dell’umanità sono “iniziate dal basso” seguendo una Curva ad S.

Una “curva ad S” è tipica per quelle tecnologie dirompenti che creano nuovi paradigmi dai quali non si torna più indietro.

Un esempio è la nascita dell’automobile.

Ecco due immagini significative della 5th Avenue (New York) all’inizio del 1900 e nel 1913.

Nel 1900, un’automobile per strada era un’eccezione.

Ma nel 1913, l’eccezione era il cavallo:

Le tecnologie dirompenti che si diffondono seguendo una curva ad S prevedono una fase iniziale di sviluppo apparentemente lento, in cui sembrano non essere competitive con le tecnologie già presenti.

In un primo momento, quindi, la nuova tecnologia viene snobbata e derisa dai leader della tecnologia già esistente.

Per esempio, quando fu inventato il motore a scoppio a due tempi nel 1885 e venne realizzato un prototipo di auto “moderna” che viaggiava a soli 16 km/h, nessuno prese sul serio l’idea di sostituire il cavallo come mezzo privato per il trasporto di persone.

Tuttavia, i progressi simultanei che avvengono nel campo di una serie di altre tecnologie chiave rendono la nuova tecnologia sempre più performante e contemporaneamente sempre meno costosa, favorendone l’adozione.

Per esempio, nei primi anni del 1900 ci fu la convergenza di una serie di tecnologie che permise all’automobile di diffondersi come mezzo di massa.

L’avanzamento delle tecniche di trasformazione della gomma, l’introduzione dell’avviamento elettronico, i miglioramenti dell’efficienza dei motori a combustione, e la nascita della catena di montaggio, hanno permesso all’automobile di superare di gran lunga le prestazioni di un cavallo, a una frazione del costo.

L’auto costava sempre meno, il suo costo per chilometro si riduceva, l’efficienza e l’autonomia salivano, sempre di più.

A un certo punto, l’automobile divenne uno standard per tutti, e il cavallo un lusso per pochi:

Oggi stiamo assistendo a una rivoluzione simile nel campo del lavoro fisico manuale, e i nuovi protagonisti saranno i robot umanoidi.

I robot umanoidi entreranno nel mondo delle industrie a un costo orario inferiore ai 10 dollari/h, mentre un operaio tedesco costa mediamente 40 dollari/h, includendo ferie, costi sanitari e di addestramento.

Con il tempo, i robot umanoidi costeranno sempre meno, fino a raggiungere un valore di costo così basso da diventare irrinunciabili.

Il primo ambiente che sarà investito di questa rivoluzione sarà quello industriale manifatturiero e quello della logistica.

Prima di addentrarci nelle caratteristiche di base dei robot umanoidi, cerchiamo di capire le differenze fondamentali rispetto ai robot industriali tradizionali.

Robotica tradizionale

Il concetto di robot non è certamente nuovo nel campo industriale.

Il primo braccio robotico programmabile per applicazioni industriali è stato inventato negli anni ‘50.

Nel 1961, la GM introdusse UNIMATE, il primo robot industriale creato per manipolare dei pezzi di alluminio pressofusi all’interno della catena produttiva di automobili:

Da allora, il progresso nel campo della robotica non si è mai fermato, e i driver principali sono sempre gli stessi: l’abbattimento dei costi e l’aumento della qualità del prodotto finito.

I robot industriali tradizionali necessitano di un ambiente di lavoro ben strutturato e preparato appositamente per loro, oltre che una cadenza produttiva elevata per poterne giustificare i costi.

Nella stragrande maggioranza dei casi, un robot industriale richiede una cella di lavoro chiusa, nella quale il robot occupa una postazione fissa.

Il robot esegue così lavori ripetitivi all’interno di un ambiente protetto e vincolato ai requisiti progettuali pensati specificamente per quella cella.

Nonostante i robot industriali moderni abbiano raggiunto performance elevatissime in termini di velocità, affidabilità e precisione, ad oggi non si possono applicare per una serie di operazioni ripetitive a basso valore aggiunto nelle quali è ancora richiesto il lavoro fisico dell’uomo.

Per esempio, l’imballaggio di componenti medicali di largo consumo come gli aerosol è quasi esclusivamente manuale.

I robot tradizionali hanno infatti enormi problemi nel riconoscimento e nella manipolazione di componenti in plastica trasparente come le cannule in PVC, e hanno difficoltà nell’afferrare pezzi disposti casualmente in una cesta.

Anche per alcune applicazioni iper specialistiche come la super micro-chirurgia, dove il lavoro fisico dell’uomo è ancora dominante, l’applicazione di robot tradizionali è limitata.

I più recenti sviluppi nel campo delle reti neurali e dell’AI, invece, permettono di pensare e costruire robot dalle sembianze umane adatti a lavorare in ambienti non strutturati, proprio come fa l’uomo.

Robot umanoidi

Le capacità dei robot umanoidi sono già oggi a un livello avanzato, anche se tra qualche anno ci sembreranno ridicole.

Di recente, Tesla ha mostrato un video in cui il suo robot umanoide Optimus piega una maglietta:

Oggi un robot umanoide può già essere impiegato nel campo della logistica per spostare cassette.

Per esempio, Digit di Agility Robotics viene impiegato da mesi in uno dei centri logistici Amazon negli USA proprio con questa finalità:

Il punto più importante da cogliere è che grazie al progresso simultaneo nel campo di tecnologie chiave come l’AI, la sensoristica, le batterie elettriche e gli attuatori, le abilità cognitive e fisiche dei robot umanoidi avanzeranno esponenzialmente, e i costi per ora lavorata si ridurranno sempre di più.

Tra tutte, l’AI sarà quella che avrà l’impatto maggiore sulle loro capacità.

I robot umanoidi potrebbero essere il “corpo” dell’AI, proprio come gli smartphone sono il “corpo” di internet.

Quello dell’AI è infatti lo sviluppo più dirompente in assoluto.

Grazie all’AI, i robot umanoidi possono già oggi comprendere il linguaggio umano al pari di un essere umano. 

In realtà, l’AI può sviluppare già oggi quasi tutte le abilità cognitive degli esseri umani. 

Ciò che un’AI non sa o non può fare, lo può apprendere dopo uno specifico addestramento. Per esempio, per competenze matematiche, un’AI può essere addestrata tramite plug-in da fonti come Wolfram Alpha.

L’intelligenza artificiale è in grado da tempo di riconoscere forme, volti, lo stato di salute, lo stato emotivo di una persona.

L’AI può guidare un’auto da sola, e molto bene:

Non avremo mai più un’AI così “pessima” come quella di oggi.

L’avanzamento è talmente rapido che nell’arco di pochi anni, guardando al punto a cui questa tecnologia è arrivata oggi, verrà da sorridere.

Gamma di robot umanoidi

Ecco una panoramica dei maggiori produttori di robot umanoidi ad oggi:

Ad oggi, i maggiori produttori di robot umanoidi sono concentrati negli USA e in Cina.

Nessuno di questi robot è attualmente in vendita.

La maggioranza di questi robot è infatti utilizzata nei processi produttivi dalle stesse aziende che li producono, come Optimus di Tesla, oppure in partnership con altre aziende, come Digit per Amazon.

Per comprendere al meglio la specificità dei robot umanoidi, conviene pensare a un nuovo concetto di lavoro.

Dal punto di vista dell’uomo, il lavoro è chiaramente un’attività produttiva, ma non solo. 

Nel concetto di lavoro emergono infatti anche aspetti emotivi, sociali e di autorealizzazione.

Il lavoro umano comprende il senso di responsabilità, l’esperienza, la gestione delle relazioni, la progettualità.

Tramite il lavoro, l’uomo si identifica e crea una propria posizione sociale.

Essendo i robot umanoidi delle macchine non senzienti, risulta inadeguato applicare anche per loro questo stesso concetto di lavoro.

Più appropriato sarà invece il concetto di compito.

I robot umanoidi eseguono infatti dei compiti specifici, come spostare un oggetto da A a B, o sistemare merci su un pallet.

La corretta unità di analisi sarà quindi quanti compiti riuscirà a produrre un robot in un’ora di lavoro, e a che costo (tasks per hour per dollar).

Ora come ora, i robot umanoidi sono in grado di performare un numero abbastanza ridotto di compiti, il che li rende ancora poco competitivi rispetto al lavoro fisico umano.

Ma grazie alla velocità di apprendimento e ai costi via via inferiori, il costo per ora di lavoro dei robot umanoidi scenderà rapidamente, fino a rappresentare una frazione del costo di un essere umano.

Come investire nei robot umanoidi

La prima e ovvia opzione per investire nella tecnologia dei robot umanoidi è quella di comprare le azioni delle aziende che li producono, almeno per quelle quotate.

Investire in titoli singoli è tuttavia un processo complesso, molto rischioso e non adatto per la quasi totalità degli investitori non professionisti.

È possibile che una buona parte delle aziende che oggi sviluppa robot umanoidi possa non essere più sul mercato nel giro di qualche anno, perché surclassata dai nuovi competitor che emergeranno.

Come ti spiegavo in:

 

è infatti molto difficile individuare fin da subito i leader di una tecnologia dirompente che impiegherà anni per arrivare a maturazione.

Non conosciamo ancora chi sopravvivrà alla concorrenza, quale sarà l’hardware “finale”, e quali nuove aziende entreranno in gioco.

Così come Google, uno dei vincitori assoluti dell’era di internet, si è quotata solo nel 2004, allo stesso modo potrebbe essere che qualcuno dei futuri vincitori nel campo dell’AI e dei robot umanoidi non abbia ancora fatto il suo ingresso.

Pertanto, un investitore che voglia esporsi a questo tipo di rivoluzione tecnologica potrebbe preferire l’investimento in un indice di mercato ben conosciuto come il Nasdaq 100.

E tu che ne pensi?

Quali saranno secondo te le competenze chiave nel mondo del lavoro per poter fronteggiare questa rivoluzione?

 

Per oggi è tutto.

A presto

Francesco

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