Nel precedente articolo abbiamo introdotto il tema della robotica umanoide come una delle più incredibili rivoluzioni tecnologiche in corso.
Questo permetterà all’industria di dotarsi di un’arma in grado di aumentare esponenzialmente la propria produttività, riducendo i costi.
Chi sarà in grado di investire in questa tecnologia per tempo, avrà anche la possibilità di poterne beneficiare nei rendimenti.
La conclusione del precedente articolo può essere riassunta come segue:
- Il decennio che stiamo vivendo sta portando alla convergenza di una serie di progressi tecnologici che permette di costruire (e lo permetterà sempre di più) robot autonomi generalisti, in grado di compiere specifici compiti e di apprendere informazioni dall’ambiente che li circonda.
- Questa convergenza tecnologica riguarda gli avanzamenti che si stanno concretizzando nel campo delle batterie, della sensoristica di campo, dei motori e attuatori elettrici, dei chip di memoria, e del software (specialmente l’intelligenza artificiale).
- I robot umanoidi entreranno presto nel mondo del lavoro e saranno in grado di compiere task limitati. All’inizio, il loro impatto sarà minimo e forse anche deriso. Il loro costo orario potrebbe essere intorno ai 10 dollari/h.
- I robot umanoidi potrebbero essere il “corpo” dell’AI, che ne sarà la “mente”, così come gli smartphone sono diventati il “corpo” di internet.
- Con il tempo, i robot umanoidi acquisiranno sempre più abilità e sostituiranno sempre di più il lavoro fisico umano, sia per task semplici e ripetitivi sia per compiti più complessi. Il loro costo orario scenderà fino a diventare una frazione di dollaro.
Oggi cerchiamo di focalizzarci proprio sui vantaggi di costo che renderanno la robotica umanoide non solo vantaggiosa, ma necessaria e imprescindibile per tutta l’industria manifatturiera.
Robot umanoidi: quanto costeranno?
La valutazione di un qualsiasi investimento, industriale e non, passa dall’analisi dei costi/benefici.
Se i robot umanoidi entreranno nel mondo manifatturiero, le aziende si troveranno a dover valutare il costo dell’implementazione della tecnologia e il suo ammortamento negli anni.
Dunque dobbiamo chiederci: quanto costerà un robot umanoide?
Quanto costerà l’intero ciclo di vita di un robot umanoide?
E quante ore sarà in grado di lavorare?
Al momento, c’è in vendita solo un piccolo robot umanoide, G1 di Unitree, e costa 16.000 USD:
Unitree ha delle capacità ancora molto limitate, e al momento non sa fare quasi nulla.
Anche Tesla si è esposta sull’ipotetico costo del proprio Optimus.
In risposta a un follower su X, Elon Musk ha dichiarato che Optimus costerà in futuro meno della metà di una macchina, e il suo costo scenderà sempre di più nel tempo. Si parla di circa 20.000 USD.
Ti riporto qui sotto anche una ricerca di Goldman Sachs relativa ai costi di realizzazione dei robot umanoidi:
Nella ricerca si legge:
“I costi di produzione dei robot umanoidi sono diminuiti: da un intervallo stimato tra 50.000 dollari (per i modelli di fascia bassa) e 250.000 dollari (per le versioni all’avanguardia) per unità lo scorso anno [2023], a un intervallo compreso tra 30.000 e 150.000 dollari oggi [2024]. Laddove i nostri analisti si aspettavano un calo del 15-20% annuo, il costo è diminuito del 40%.”
Stima dei costi del ciclo di vita dei robot umanoidi
Al di là di questi numeri, di certo non esaustivi, possiamo iniziare a tracciare una metrica dei costi dell’intero ciclo di vita di un robot umanoide, facendo qualche ipotesi.
Dobbiamo partire dai costi totali del ciclo di vita, che sono divisi in due grosse famiglie:
- Le spese in conto capitale (capex) per acquistare, mantenere e implementare i robot umanoidi. Sono dunque tutte le spese hardware e software legate all’acquisto del robot, alla sua manutenzione e alla sua implementazione nelle linee produttive
- Le spese operative (opex), ovvero tutte le spese legate alla gestione quotidiana, come i costi di ricarica, manutenzioni ordinarie, eccetera.
Nello specifico, è probabile che i costi operativi scenderanno rapidamente verso lo 0 a mano a mano che la tecnologia progredisce. Questo vorrà dire che il costo marginale del lavoro si abbasserà a sua volta, diventando irrisorio.
Secondo le stime di Tony Seba, un robot umanoide avrà un costo complessivo che difficilmente supererà i 200.000 dollari, e sarà in grado di lavorare circa 7.000 ore all’anno (e senza ferie, malattie, o reclami).
La stima di Seba considera una vita utile iniziale di soli 3 anni. Questa vita breve non sarebbe tanto dovuta ad aspetti tecnici legati ad avarie o rotture, ma alla rapida obsolescenza tecnologica, un po’ come succedeva per i primi smartphone.
In conclusione, ci si potrebbe aspettare che un robot possa lavorare 20.000 ore prima di essere smantellato e sostituito.
Questo porta a una stima di costo orario iniziale di soli 10 dollari/h, nel 2025.
Stima evoluzione del costo orario dei robot umanoidi
Ciò che conta in questi numeri non sono tanto i costi dichiarati oggi e le capacità visibili oggi, ma la velocità di avanzamento della tecnologia e il vantaggio di costo di realizzazione su larga scala dato dall’esperienza cumulata.
E dove c’è esperienza, c’è anche una curva di esperienza, o Legge di Wright: all’aumentare del volume di produzione cumulata, il costo medio del bene prodotto diminuisce, e tale diminuzione è legata al più alto livello di efficienza della produzione per effetto dell’esperienza.
Nel campo delle batterie elettriche, per esempio, dal 2013 stiamo assistendo ad una progressiva diminuzione dei costi per kilowattora erogato.
Ecco un grafico pubblicato a fine 2023 da Statista Research Centre:
Lo stesso accadrà con i costi dei robot umanoidi in relazione alle ore lavorate.
Il costo orario di un robot umanoide scenderà nel tempo, a mano a mano che la tecnologia per produrli diventerà sempre più efficiente, il robot avrà vita sempre più lunga, e sarà sempre più capace.
Tornando alla stima di Seba, ecco le aspettative sull’evoluzione del costo orario dei robot umanoidi nel tempo:
I robot umanoidi potrebbero risolvere il problema dello shortage-labour
Lascio un approfondimento della ricerca di Goldman Sachs che citavo prima:
Goldman Sachs prevede che la prima ondata di robot umanoidi verrà impiegata in ambienti strutturati come quello manifatturiero. Nello specifico, nell’assemblaggio di veicoli elettrici e nei centri logistici per lo smistamento delle merci.
Questi ambienti sono già fortemente automatizzati, e costituiscono il “terreno di prova” ideale per i primi robot umanoidi, in quanto sono già strutturati, con poca variabilità, e che hanno il cronico problema della mancanza di lavoratori poco specializzati.
Tuttavia, siccome i robot umanoidi sono macchine autonome in grado di adattarsi ad ambienti che evolvono nel tempo, è ragionevole aspettarsi che vengano presto impiegati anche in ambienti che prevedono lavori sporchi, noiosi e pericolosi.
Potrebbe dunque esserci domanda di robot umanoidi anche nel settore minerario, nelle operazioni di salvataggio da calamità naturali, nell’ambiente della produzione chimica, o nella manutenzione di reattori nucleari, ovvero in tutti quei settori e attività che soffrono la mancanza di lavoratori.
Le aziende operanti in questi settori potrebbero essere disposte a pagare un prezzo elevato per robot in grado di svolgere compiti pericolosi che le persone non vogliono fare.
Conclusioni
Siamo alla frontiera di una nuova “rivoluzione industriale”.
Il mondo del lavoro sarà fortemente impattato dall’ingresso in scena dei robot umanoidi.
Siamo abituati a vedere video dimostrativi su questa tecnologia, mentre ancora pochi sono i casi di applicazioni reali, nell’industria manifatturiera.
L’ingresso dei robot umanoidi nel mondo del lavoro, prima nelle fabbriche, e poi nelle case, avrà delle conseguenze enormi in termini di capacità produttiva e stile di vita.
Ci sono ancora diversi ostacoli da superare prima di considerare i robot umanoidi come uno standard, come lo è oggi lo smartphone, tanto nel lavoro quanto nella vita privata.
Alcuni componenti, come gli attuatori e i sensori più avanzati, sono ancora molto costosi e prodotti in tirature limitate.
L’AI ancora non è in grado di risolvere i task più complessi per i robot, come la presa e la manipolazione di oggetti con le mani robotiche.
Si tratta tuttavia di barriere destinate ad essere superate.