Trump, spunti per gli investitori

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Alla fine, Trump è stato eletto nuovo Presidente degli Stati Uniti, con ampio e inaspettato margine. 

Sono ben lontano dal voler scrivere un post di carattere politico, ma come consulente finanziario autonomo mi interessa condividere con voi lettori alcuni spunti di riflessione.

Infatti, ogni elezione presidenziale americana, a prescindere dall’esito, offre una serie di temi su cui vale la pena di soffermarsi, e il 2024 non è stato un’eccezione.

Come investitori, a cosa dobbiamo davvero prestare attenzione?

Quanto siamo coinvolti nel risultato politico dell’elezione di Trump?

Dovremmo effettivamente considerare di cambiare le nostre scelte di investimento?

Il gioco delle aspettative…

Vorrei partire da un aspetto fondamentale dei mercati finanziari. I mercati vivono di aspettative nel breve periodo, ma tendono a rispondere a variabili differenti nel medio e lungo periodo.

Nel breve, a guidare i prezzi sono soprattutto gli eventi inaspettati, il posizionamento degli operatori (sentiment) ed eventuali sbilanci nella domanda/offerta dovuti a negoziazioni forzate. I mercati rispondono cioè a un “gioco” nel quale il saliscendi dei prezzi è guidato da impulsi di reazione agli eventi e da scommesse a breve.

Di conseguenza, è proprio il clamore che si crea attorno ad ogni elezione presidenziale americana che, con i suoi colpi di scena e gli esiti imprevedibili, porta gli investitori a reagire immediatamente alle notizie, spesso vendendo o acquistando asset basandosi su ipotesi e previsioni a breve termine.

Vediamo alcuni di questi “sviluppi reattivi” e di come questi hanno impatto sulle attività finanziarie a breve termine.

Come le aspettative si stanno riflettendo sui mercati

Il programma di Trump si basa principalmente su deregolamentazione, tagli alle tasse per aziende, protezionismo e controlli sull’immigrazione. La sua vittoria, più larga del previsto, ha prodotto un immediato rialzo degli indici di borsa, soprattutto azionari, che sembrano essersi subito allineati con la prospettiva del “Make America Great Again”.

I mercati sembrano dunque aver incorporato in fretta una serie di aspettative sul futuro, tra cui gli aumenti della profittabilità delle aziende ma anche un ipotetico rialzo dei prezzi al consumo, che potrebbe derivare dalla maggiore tassazione dei prodotti di importazione e dalla potenziale carenza di manodopera immigrata. 

Da un lato, quindi, i mercati azionari sono saliti, e nello specifico le small cap, ritenute avvantaggiate in un clima di accelerazione economica. Dall’altro, l’ipotesi di potenziale nuova inflazione ha condotto ad un aumento dei rendimenti sui titoli di stato, specie nella parte lunga della curva. Ciò ha causato a sua volta un rialzo dei titoli finanziari, sull’ipotesi che i player del settore come le banche possano incrementare i profitti futuri.

… e quello degli investimenti

Come investitori di lungo periodo, quanta attenzione dovremmo portare a questi fenomeni? Dovremmo puntare di più sui settori Trump-friendly? E quanta parte di questa informazione dovremmo incorporare nelle nostre scelte di asset allocation strategica?

A mio avviso, poca. 

Spesso e volentieri, infatti, i mercati hanno una reazione eccessiva agli eventi, e tendono a correggere il tiro nel tempo. Per esempio, durante precedenti le elezioni di Obama, Trump e Biden, ci sono stati pronostici di catastrofi economiche o esplosioni di crescita che non si sono realizzati come previsto. Nonostante i timori e le speranze, i mercati hanno continuato a crescere sotto ciascuno di questi Presidenti, dimostrando che le reazioni iniziali sono spesso sproporzionate rispetto ai reali impatti economici delle politiche governative.

Il punto è proprio questo: cosa muove i prezzi in periodi più lunghi?

In archi temporali di diversi anni, più che il posizionamento degli operatori o i trend auto-alimentanti, ad avere reale impatto sui prezzi sono le politiche monetarie e fiscali, i livelli dei prezzi di partenza, l’introduzione di nuove tecnologie dirompenti nel panorama sociale (come i robot umanoidi) ed altre variabili macro.

Restare aderenti al piano

Non è sempre facile tenere la barra dritta quando l’euforia (o il panico) si scatena sui mercati. I prezzi al rialzo, spinti da aspettative di crescita, possono indurre i risparmiatori a investire rapidamente per timore di “perdere il treno” dei rendimenti, ovvero di restare fuori dai giochi. 

Eppure, questo comportamento può provocare delle disillusioni future: quando i mercati comprenderanno di aver spinto un po’ troppo in là le loro valutazioni, correggeranno, come sempre hanno fatto. Mischiare politica ed investimenti può provocare più danno che beneficio agli investitori.

Il mio suggerimento è quindi quello di rimanere aderenti al proprio piano finanziario personale, di non cadere nella trappola della FOMO, e di rispettare dei semplici ma non banali principi per investire a lungo termine

News e rumors possono produrre rendimenti di breve periodo, ma spesso gli investitori individuali non hanno la possibilità, tecnica e comportamentale, di sfruttare gli eccessi di reazione. 

Conviene di gran lunga ignorare le notizie, le previsioni, e tutto ciò che può indurci all’azione immediata, e riflettere molto più a fondo su cosa vogliamo ottenere dai nostri soldi. Si può certamente investire anche con gli indici ai massimi, ma con una strategia chiara in testa e un set di strade da percorrere nel caso in cui il panorama dovesse cambiare.

A presto,

Francesco

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2 risposte

  1. Condivido l’analisi perché il “metodo americano” è sempre più basato su slogan e quindi sulla emotività di lettori, elettori, investitori non professionisti ecc. Essere capaci di leggerli, usarli ma senza farsi travolgere è l’unica arma che abbiamo. Grazie Francesco

    1. Ciao Rocco, grazie del tuo contributo. Le elezioni americane sono molto seguite dai mercati, che prezzano in anticipo attese e previsioni. Come dici tu, il pericolo più grande è quello di farsi travolgere senza capire. A presto!

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